Il 12 maggio 1985, l’Hellas Verona scrisse una delle pagine più sorprendenti nella storia del calcio italiano, conquistando il suo primo e unico scudetto. La squadra, guidata da Osvaldo Bagnoli, ottenne il titolo con un pareggio 1-1 contro l’Atalanta a Bergamo, grazie al gol decisivo di Preben Elkjær. Con 43 punti totali, i gialloblù superarono il Torino, secondo classificato, di quattro lunghezze. Fu un evento storico non solo per la sua eccezionalità, ma anche perché, se si eccettua per gli exploit di Lazio, Roma e Napoli, e del Verona appunto, poche sono state le squadre a rompere lo strapotere del trittico Juventus, Inter e Milan.
La rosa del Verona era composta da giocatori come il portiere Claudio Garella (che poi sarebbe andato a vincere lo scudetto col Napoli di Maradona), il difensore tedesco Hans-Peter Briegel, il centrocampista Antonio Di Gennaro e gli attaccanti Giuseppe Galderisi e Preben Elkjær. Nonostante l’assenza di grandi nomi, la squadra mostrò coesione e determinazione, caratteristiche fondamentali per il successo. Qualità che rispecchiavano in pieno la personalità del tecnico Osvaldo Bagnoli.
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La stagione 1984-85 fu anche significativa per l’introduzione dell’assegnazione casuale degli arbitri, una misura adottata dopo lo scandalo del calcio scommesse del 1980. Questa riforma contribuì a garantire maggiore equità nelle partite.
Il Verona è l’unica squadra di una città non capoluogo di regione ad aver vinto il campionato di Serie A, un’impresa che rimane unica nel panorama calcistico italiano. La vittoria del 1985 è ancora oggi celebrata.
Su iniziativa del presidente della Camera, il veronese Lorenzo Fontana, apertamente dichiarato tifoso gialloblù, mercoledì 14 maggio si terrà a Montecitorio un evento commemorativo del quarantesimo anniversario dello scudetto dell’Hellas Verona.