Gli squali sono tra gli animali più affascinanti e vari del pianeta. Ci sono specie che stanno nel palmo di una mano e altre grandi quanto un autobus. Eppure, dietro questa incredibile varietà, esiste una regola matematica antica che accomuna tutti: la legge dei due terzi. Questa legge non riguarda solo i numeri, ma spiega come funziona il corpo degli animali in relazione alla loro grandezza. Una recente ricerca ha dimostrato che, nonostante le forme e le abitudini diverse, gli squali rispettano tutti questa proporzione con una precisione sorprendente. E no, non è una cosa di poco conto.
Tutti gli esseri viventi, infatti, devono affrontare una sfida comune: distribuire efficacemente ossigeno, calore e nutrienti in tutto il corpo. Per farlo, devono affidarsi alla superficie del loro corpo, attraverso cui avvengono funzioni vitali come lo scambio di gas (ossigeno e anidride carbonica), la dispersione del calore e l’assorbimento dei nutrienti. Tuttavia, man mano che un organismo cresce, la superficie corporea non aumenta allo stesso ritmo del volume interno. È qui che entra in gioco la legge dei due terzi, una regola matematica che descrive questo rapporto. Così, mentre la superficie cresce con il quadrato della lunghezza del corpo, il volume cresce con il cubo. In parole semplici, significa che gli organismi grandi hanno relativamente meno superficie rispetto al loro volume interno, rispetto a quelli piccoli.

Questa legge è nota da secoli, ma è stata confermata finora solo in cellule, tessuti o piccoli animali. Il nuovo studio, invece, ha testato questa regola su scala molto più grande: 54 specie di squali, dai minuscoli squali lanterna lunghi 20 cm fino agli squali balena di oltre 20 metri. Per misurare con precisione superficie e volume, i ricercatori hanno usato tecnologie avanzate come la fotogrammetria (che ricrea oggetti 3D da fotografie) e la tomografia computerizzata, strumenti spesso usati nell’industria dei videogiochi o degli effetti speciali.
I modelli tridimensionali ottenuti sono stati analizzati con un software chiamato Blender, che ha permesso di estrarre i dati numerici necessari. Successivamente, con un’analisi statistica detta regressione filogenetica, i ricercatori hanno verificato se le forme degli squali rispettassero davvero la legge dei due terzi. Il risultato? Quasi perfetto: la superficie corporea cresce con l’aumento del volume secondo una potenza di 0,64, appena il 3% in meno rispetto al valore teorico di 0,67 (cioè 2/3).
Ma perché è importante che tutti gli squali – nonostante le differenze – rispettino questa proporzione? Una spiegazione è legata ai vincoli dello sviluppo. Cambiare troppo il rapporto tra superficie e volume richiederebbe un’organizzazione completamente diversa dei tessuti già durante la formazione dell’embrione. Un processo evolutivamente rischioso e probabilmente poco vantaggioso. Di conseguenza, anche se gli squali si sono adattati a habitat diversi mantengono una “struttura di base” comune, efficace e già ottimizzata dalla natura.