Il granchio blu, o Callinectes sapidus, rappresenta una delle più preoccupanti invasioni biologiche degli ultimi anni nelle acque italiane. Apparso nel 2023 sull’onda dell’alluvione, questo crostaceo ha distrutto attività redditizie come la pesca delle vongole che portava sostentamento a comunità intere come Comacchio e Goro. Di fronte a questa emergenza ecologica ed economica, ricercatori e inventori stanno sviluppando soluzioni innovative per contrastare l’avanzata di questa specie aliena. Il granchio blu è una specie invasiva originaria delle coste atlantiche americane che ha trovato nelle acque dell’Alto Adriatico un ambiente ideale per la proliferazione.
La sua presenza ha creato gravi squilibri nell’ecosistema locale, con pesanti ripercussioni economiche sulla pesca e sull’acquacoltura tradizionale. L’impatto è stato definito “una maledizione, un cataclisma” dai pescatori locali. Poco importa se sia effettivamente commestibile, il punto è lavorare sulle condizioni ambientali che ne permettono la diffusione. Intanto, però, una delle soluzioni più promettenti è stata sviluppata da Coralba Bonazza, esperta in gestione patrimoniale che ha brevettato un sistema di barriera acustica subacquea. Il dispositivo imita il suono dei predatori naturali del granchio, come gabbiani e fenicotteri, emettendo queste frequenze dal fondo del mare.

Il sistema è progettato per essere completamente autonomo: l’alimentazione arriva da pannelli solari che possono essere collocati sulla superficie del mare, creando così una vera e propria barriera, un recinto di suoni per scacciare e tenere lontano il granchio.
La tecnologia sfrutta una caratteristica biologica specifica di questi crostacei. Invece di sentire attraverso le orecchie, i granchi percepiscono le vibrazioni con le setole e le strutture sensoriali presenti sul loro esoscheletro. Queste setole sono sensibili ai movimenti dell’acqua e ai cambiamenti di pressione, permettendo loro di rilevare la presenza di potenziali predatori.
Il dispositivo acustico è progettato per sfruttare questa sensibilità, emettendo onde sonore dissuasive percepite come minacciose o sgradevoli dai granchi, inducendoli ad allontanarsi.
I campi di applicazione includono i vivai di vongole, le aree lagunari e le zone costiere, offrendo una soluzione versatile per diverse tipologie di ambienti marini.
Parallelamente alle innovazioni private, il mondo accademico sta sviluppando approcci complementari. L’Università di Padova, attraverso il dipartimento di biomedicina comparata e alimentazione, ha avviato il progetto regionale Blue Crab Action Plan, coordinato in collaborazione con Arpav, Veneto Agricoltura e Università Ca’ Foscari.
Il biologo marino Marco Bonato sta testando una serie di dissuasori, principalmente utilizzando luci di diversi colori, per capire quali siano i possibili effetti nell’attrarre o respingere i granchi. L’approccio prevede test in laboratorio seguiti da sperimentazioni sul campo nella Sacca di Scardovari.