Il pesce scorpione, conosciuto anche con il nome scientifico Pterois miles, è una delle specie marine invasive più temute del momento. Originario delle acque tropicali dell’Indo-Pacifico, ha ormai colonizzato gran parte del Mediterraneo, compresi i mari italiani, dove rappresenta una crescente minaccia sia per l’ecosistema sia per la sicurezza pubblica. Il suo arrivo è collegato all’apertura del Canale di Suez e al fenomeno della tropicalizzazione del bacino mediterraneo, favorito dal riscaldamento globale.
Secondo i dati raccolti da ISPRA e CNR‑IRBIM nell’ambito del progetto AlienFish, il pesce scorpione ha registrato oltre 1.800 segnalazioni nei mari mediterranei. Il fenomeno è particolarmente evidente nelle acque del Mar Ionio, con avvistamenti frequenti in Calabria, Sicilia orientale e Puglia, dove è ormai stabile anche lungo le coste del Salento.
A giugno 2025, nuovi avvistamenti a Torre San Giovanni e Porto Cesareo, nel Salento, hanno spinto le autorità scientifiche a intensificare le attività di monitoraggio. Si tratta di una vera e propria emergenza ecologica, in quanto questa specie ha un comportamento predatorio aggressivo e si adatta rapidamente a nuovi habitat.
A favorire l’espansione del pesce scorpione è il fenomeno noto come tropicalizzazione del Mediterraneo. L’aumento delle temperature medie marine ha trasformato il bacino in un ambiente più favorevole a specie tropicali e subtropicali. In parallelo, l’apertura del Canale di Suez ha accelerato l’ingresso di fauna esotica, favorendo un’ondata di colonizzazioni biologiche difficili da contenere.

Il Pterois miles si riconosce facilmente per il suo aspetto scenografico: corpo fasciato di bianco e marrone-rossastro, pinne lunghe e vistose, e una serie di aculei velenosi distribuiti lungo la pinna dorsale, anale e pelvica. Questi aculei sono collegati a ghiandole produttrici di tossine che, se inoculate nell’uomo, possono provocare dolore acuto, edema, nausea, vomito, paralisi localizzata e in rari casi shock sistemico.
Il veleno resta attivo anche fino a 48 ore dopo la morte dell’animale, rendendo pericoloso persino il contatto con esemplari già catturati. Sebbene il pesce sia commestibile (dopo un’accurata rimozione delle spine), resta fondamentale trattarlo con la massima cautela.
Il pericolo non è soltanto sanitario. L’impatto ecologico è altrettanto rilevante. Il pesce scorpione si nutre di piccoli pesci e crostacei, impoverendo la biodiversità locale e mettendo in crisi le specie autoctone. In alcune aree del Mediterraneo orientale, ha già compromesso interi equilibri trofici, con conseguenze sulle attività di pesca tradizionale.
Nel frattempo, la presenza di aculei velenosi rappresenta un rischio crescente per pescatori, subacquei e bagnanti, soprattutto in zone turistiche. Si registrano ogni anno diversi casi di persone punte accidentalmente durante immersioni o catture inconsapevoli.
Per fronteggiare l’emergenza, ISPRA e CNR‑IRBIM hanno rilanciato nel 2025 la campagna di sensibilizzazione “Attenti a quei 4!”, dedicata a quattro specie aliene invasive: oltre al pesce scorpione, il pesce coniglio scuro (Siganus luridus), quello striato (Siganus rivulatus) e il pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus), notoriamente tossico per l’uomo.
La campagna invita cittadini, subacquei e pescatori a segnalare la presenza di questi animali. Le segnalazioni possono essere inviate via WhatsApp al numero +39 320 4365210, tramite foto e video nei gruppi Facebook “Oddfish” e “Fauna Marina Mediterranea”, utilizzando l’hashtag #Attenti4 e sul portale ufficiale del progetto AlienFish.
La raccolta di dati georeferenziati sta permettendo ai ricercatori di mappare la diffusione del pesce scorpione in tempo reale. I modelli predittivi pubblicati su riviste scientifiche come Mediterranean Marine Science mostrano come la specie sia destinata ad espandersi ulteriormente, con potenziali avvistamenti anche nell’Adriatico meridionale entro pochi anni.