Netflix ha annunciato che la serie “Il Mostro” debutterà il 22 ottobre 2025, in concomitanza con il decimo anniversario dell’arrivo del servizio streaming in Italia. Ma questa data non è stata scelta casualmente. Il 22 ottobre 1981 la calibro 22 del mostro di Firenze uccise Susanna Cambi e Stefano Baldi mentre erano appartati in auto nella campagna delle Bartoline, a Calenzano. Si tratta dell’unica coppia, tra le otto uccise dal mostro, ad essere stata assassinata in autunno.
Baldi, operaio tessile di 26 anni, e Cambi, commessa di 24 anni, furono trovati morti lungo una strada sterrata che attraversa un campo, a poca distanza da un casolare abbandonato nella località Le Bartoline. La coppia aveva cenato insieme a casa di Stefano e successivamente aveva deciso di uscire per recarsi al cinema di Firenze.
Ma chi si nasconde dietro al famigerato nome di “Mostro di Firenze”? Il Mostro è il presunto responsabile di sette duplici omicidi di coppie appartate in auto nelle campagne intorno a Firenze, commessi nel periodo tra il 1974 e il 1985. La serie, diretta da Stefano Sollima e composta da 4 episodi, promette di ricostruire meticolosamente uno dei casi irrisolti più inquietanti della cronaca italiana.
Si parte nell’estate del 1982, dopo quello che si credeva essere il quarto duplice omicidio firmato da una Beretta armata di proiettili Winchester serie H, quando la PM Silvia Della Monica e il giudice istruttore Vincenzo Tricomi scoprirono che la pistola aveva già ucciso una coppia 14 anni prima, nell’agosto del 1968 a Signa: Barbara Locci ed il suo amante Antonio Lo Bianco.
Un dettaglio suggestivo emerge dal teaser. La colonna sonora è “La tramontana”, tormentone degli anni ’60. Secondo la ricostruzione, il piccolo Natalino, figlio di Barbara Locci risparmiato dal killer, fu accompagnato per un paio di chilometri fino alla prima abitazione canticchiando proprio quella canzone.
Il regista di “Romanzo Criminale” e “Suburra” ha setacciato i verbali delle scene degli otto duplici omicidi e letto le trascrizioni dei processi che si sono susseguiti senza tuttavia arrivare a una realtà giudiziaria ben definita. I giudici della corte d’appello di Genova, infatti, non si sono ancora pronunciati sulla richiesta di revisione presentata dai legali del nipote di Mario Vanni, condannato all’ergastolo come spalla di Pietro Pacciani in quattro duplici omicidi.