Esterno notte, miniserie di Marco Bellocchio, finisce mettendo in scena l’omicidio di Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana per mano delle Brigate Rosse. Nelle brevi sequenze conclusive, vediamo il Ministro degli Interni Francesco Cossiga, che dopo essere stato duramente contestato dalla folla all’arrivo sul luogo del ritrovamento del cadavere di Moro, consegna la lettera di dimissioni al Presidente del Consiglio Andreotti. Poco prima dei titoli di coda, scorrono sullo schermo immagini di repertorio, corredate da scritte a video esplicative, che raccontano cosa accadde ai protagonisti della vicenda Moro dopo il 9 maggio 1978.
Esterno notte racconta, in sei episodi della durata di un’ora ciascuno, i 55 giorni del sequestro di Aldo Moro da parte della colonna romana delle Brigate Rosse: la vicenda è ricostruita puntando l’attenzione sulle reazioni e le emozioni delle persone più o meno direttamente coinvolte nel dramma; ciascuno dei primi cinque episodi si focalizza pertanto su una singola personalità: da Aldo Moro, tratteggiato nei giorni immediatamente precedenti al sequestro, passando per Francesco Cossiga, Papa Paolo VI, i brigatisti, ed Eleonora Moro. Nel sesto episodio, vengono ripercorse le ultime ore di vita di Moro alternando le prospettive di tutti i personaggi.
La mattina del 9 maggio 1978, dopo essersi confessato con un prete fatto arrivare nel covo dai brigatisti, Moro capisce di essere vicino alla fine: i terroristi gli intimano di prepararsi per un trasferimento, propedeutico alla sua liberazione: lo statista viene fatto salire nel bagagliaio di una Renault R4 rossa che parte per le strade di Roma; sullo schermo corrono immagini del deserto paesaggio capitolino, mentre la piccola utilitaria, guidata da Valerio Morucci, viene parcheggiata in una via laterale. Chiuso nel suo studio, il ministro degli Interni Cossiga ascolta le comunicazioni radio delle forze dell’ordine e intercetta la segnalazione di un “auto sospetta” parcheggiata in Via Caetani. La camera stringe sul suo volto angosciato. Arrivate in Via Caetani, le forze dell’ordine trovano l’auto abbandonata, e al suo interno, il corpo rannicchiato del Presidente;
A sorpresa, però, Moro è vivo, e seppur a fatica, viene estratto dall’auto e portato in ospedale; al suo capezzale giungono immediatamente Il Presidente del Consiglio Andreotti, Cossiga e Benigno Zaccagnini, Segretario della DC, e suo braccio destro. Le tre figure si stagliano ai lati del letto dove Moro giace emaciato e sfibrato: la sua voce fuori campo delinea una vera e propria accusa ai vertici del partito, sancendo le sue dimissioni da qualsiasi carica politica: “Questa essendo la situazione, io desidero dare atto che alla generosità delle Brigate Rosse devo, per grazia, la salvezza della vita e la restituzione della libertà: di ciò sono profondamente grato. Per quanto riguarda il resto, dopo quello che è accaduto, non mi resta che constatare la mia completa incompatibilità con il partito della Democrazia Cristiana; rinuncio a tutte le cariche. Esclusa qualunque candidatura futura, mi dimetto dalla DC.”
Una dissolvenza ci riporta poi all’interno della Renault rossa buia, illuminata solo dai lampi dei colpi di un’arma da fuoco; Cossiga è ancora all’interno del suo studio, e alle immagini del suo volto terreo si alternano le sequenze che raccontano la telefonata con cui Valerio Morucci annuncia al professor Franco Tritto l’ubicazione del cadavere di Moro; giunto sulla scena del crimine, Cossiga viene pesantemente contestato dalla folla, che lo considera responsabile della tragedia. Nel frattempo, mentre il covo in cui era stato segregato Moro viene spogliato e sventrato a colpi d martello da due brigatisti, la famiglia Moro effettua il riconoscimento della salma del loro caro in obitorio e annuncia, per bocca del portavoce Guerzoni, che i funerali si svolgeranno in forma privata presso la cappella di famiglia ancora in costruzione, e che non vi saranno cerimonie funebri di Stato. Cossiga, tornato in ufficio, consegna al suo portavoce la lettera con cui rassegna al Presidente del Consiglio Andreotti le proprie dimissioni.
D’ora in avanti, scorrono sullo schermo, accompagnate da scritte a video esplicative, varie brevi scene che delineano quello che accadde ai protagonisti della vicenda nei giorni, nei mesi e negli anni successivi alla morte di Moro; alcune di queste sequenze sono ricostruite con attori, altre sono invece tratte da filmati di repertorio; il 10 maggio 1978, i brigatisti imputati nel processo di Torino rivendicano con orgoglio l’omicidio di Moro compiuto dai compagni romani; lo stesso giorno, a Torretta Tiberina, si svolgono le esequie private dello statista: tre giorni dopo, il 13 maggio, a Moro già tumulato, si svolge una solenne cerimonia funebre, officiata da Paolo VI alla presenza delle più alte cariche istituzionali; il 9 luglio 1978, durante il suo discorso d’insediamento, il neo eletto Presidente della Repubblica Sandro Pertini ricorda con affetto la figura di Moro; i presenti erompono in un fragoroso applauso; un mese dopo, l’8 agosto 1978, Paolo VI muore; il 29 maggio del 1979 Adriana Faranda e Valerio Morucci vengono arrestati, e una volta in carcere, inizieranno un lungo percorso di dissociazione dalla lotta armata; il 24 giugno 1985 Cossiga giura come Presidente della Repubblica, succedendo proprio a Pertini; subito prima dei titoli di coda, due brevissime sequenze ci ricordano infine che Giulio Andreotti lascerà la politica attiva nel 1992, e che Eleonora Moro, moglie di Aldo, morirà il 19 luglio del 2010.
Esterno notte, diretto da Marco Bellocchio, annovera un cast di primordine: Aldo Moro è Fabrizio Gifuni, Margherita Buy interpreta la moglie Eleonora, mentre nel ruolo di Papa Paolo VI troviamo Toni Servillo: Fausto Russo Alesi è Francesco Cossiga, Giulio Andreotti ha il volto di Fabrizio Contri, mentre Adriana Faranda e Valerio Morucci sono interpretati rispettivamente da Daniela Marra e Gabriel Montesi.