Il Cremlino ha reso pubblica una controversa raccolta di dichiarazioni che definisce “manifestazioni di russofobia”, scatenando un caso diplomatico internazionale. L’elenco include personalità di spicco di 13 paesi membri dell’Unione Europea e della NATO, con l’obiettivo dichiarato di documentare quello che Mosca considera “hate speech” nei confronti della Federazione Russa. Per l’Italia figurano tre personalità di massimo livello: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (e non è la prima volta che la Russia gli si mostra ostile), il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il titolare della Difesa Guido Crosetto.
La dichiarazione di Mattarella finita nel mirino è quella pronunciata durante un discorso all’Università di Marsiglia il 5 febbraio scorso, quando il Presidente tracciò un parallelo tra le guerre di conquista del Terzo Reich tedesco e l’attacco russo all’Ucraina.
L’elenco comprende inoltre figure di primissimo piano della politica europea e atlantica. Tra i nomi più rilevanti figurano il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron, il segretario generale della NATO Mark Rutte e l’Alto commissario per la politica estera dell’UE Kaja Kallas. Quest’ultima risulta particolarmente nel mirino, con ben sette episodi attribuiti alle sue dichiarazioni.
C’è anche un americano, il senatore Lindsey Graham, reo di aver paragonato Putin a un ayatollah Khamenei.

L’iniziativa del ministero degli Esteri russo appare chiaramente come una mossa di studiata per dipingere l’Occidente come aggressore sul piano retorico.
Il documento viene presentato come “un’antologia di discorsi d’odio nei confronti del governo di Putin” che dovrebbe dimostrare “la malafede della propaganda occidentale”.
La risposta italiana è stata immediata e ferma. Antonio Tajani ha convocato l’ambasciatore russo per manifestare disappunto rispetto a quella che ha definito “una provocazione inaccettabile”. Anche Palazzo Chigi ha reagito con irritazione.
Giorgia Meloni ha bollato l’inserimento del Capo dello Stato nella lista come “l’ennesima operazione di propaganda finalizzata a distogliere l’attenzione dalle gravi responsabilità del Cremlino, ben note e condannate fin dall’inizio dalla comunità internazionale”.
Questa non è la prima volta che la Russia utilizza “liste nere” come strumento di pressione diplomatica. Nel settembre 2024, il Cremlino aveva già pubblicato una “black list” dei Paesi che “impongono politiche neoliberiste distruttive”, includendo anche l’Italia.