Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato il piano del primo ministro Benjamin Netanyahu per l’occupazione militare di Gaza City, segnando una svolta decisiva nel conflitto che dura da oltre 22 mesi. La decisione, presa dopo nove ore di riunione notturna, prevede lo spostamento forzato di centinaia di migliaia di civili palestinesi verso campi profughi nel centro e sud della Striscia. Netanyahu ha dichiarato l’intenzione di estendere il controllo militare a tutta Gaza per “rimuovere Hamas” e instaurare una “governance civile” alternativa. La mossa arriva mentre Gaza affronta la peggiore crisi umanitaria della sua storia, con quasi 12.000 bambini sotto i cinque anni gravemente malnutriti.
Il piano approvato prevede un’operazione militare su larga scala che inizierà da Gaza City, dove attualmente vivono centinaia di migliaia di palestinesi in tende di fortuna e edifici parzialmente distrutti. L’esercito israeliano costringerà “tutti i civili palestinesi” a lasciare la città settentrionale per trasferirsi in campi nel centro di Gaza. Successivamente, le forze israeliane imporranno un assedio completo ai combattenti di Hamas rimasti nella zona e lanceranno un’offensiva terrestre intensiva.
La fase operativa richiederà fino a cinque mesi, durante i quali circa un milione di palestinesi dovrà essere nuovamente sfollato. L’esercito israeliano costruirà nuovi accampamenti per ospitare questo massiccio afflusso di sfollati e aumenterà i siti di distribuzione degli aiuti umanitari da quattro a sedici, gestiti dalla controversa Gaza Humanitarian Foundation.

Insieme all’approvazione dell’occupazione, il gabinetto ha adottato cinque principi fondamentali per concludere il conflitto:
- il disarmo completo di Hamas,
- il ritorno di tutti gli ostaggi (vivi e morti),
- la demilitarizzazione dell’intera Striscia di Gaza,
- il controllo di sicurezza israeliano su Gaza
- l’istituzione di un’amministrazione civile che non sia né Hamas né l’Autorità Palestinese.
La decisione ha scatenato massicce proteste in tutto Israele, con migliaia di manifestanti che hanno chiesto la fine della guerra e il ritorno immediato degli ostaggi. Le famiglie degli ostaggi ancora detenuti a Gaza hanno organizzato una manifestazione navale verso l’enclave palestinese per fare pressione sul governo Netanyahu. Anche all’interno delle forze armate israeliane crescono le opposizioni: il capo di stato maggiore dell’esercito, generale Eyal Zamir, ha avvertito che un’occupazione totale intrappolerà l’esercito nell’enclave e metterà a rischio i rimanenti ostaggi.
Gli analisti militari americani definiscono il piano “fantastico” e “estremamente difficile da realizzare”, ricordando che la precedente occupazione israeliana di Gaza (1967-2005) si rivelò “quasi impossibile” da gestire. Alcuni ufficiali israeliani stimano che potrebbero servire fino a cinque anni per sconfiggere completamente Hamas, un periodo che comporterebbe “infiniti problemi umanitari, civili, politici e militari”.
L’operazione si svolgerà in un contesto umanitario già disastroso. Quattro persone sono morte di fame solo negli ultimi giorni, portando il totale delle vittime per malnutrizione a 197 persone, di cui 96 bambini. L’ONU ha registrato 11.877 bambini sotto i cinque anni gravemente malnutriti a luglio 2025, il numero mensile più alto mai registrato. Le Nazioni Unite riferiscono che le forze israeliane hanno ucciso oltre 1.000 palestinesi mentre cercavano di ottenere aiuti alimentari dall’inizio delle operazioni della Gaza Humanitarian Foundation a fine maggio.
I palestinesi di Gaza hanno reagito con amarezza alla decisione. “Non c’è più niente da occupare”, hanno dichiarato alcuni civili raggiunti da Al Jazeera. Hamas ha denunciato il piano di Netanyahu come un “sacrificio” degli ostaggi israeliani rimasti per “servire i suoi interessi personali”.