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Home » Attualità » Chi era Jim Lovell, il Capitano che disse: “Houston, abbiamo un problema” e tornò vivo dalle stelle

Chi era Jim Lovell, il Capitano che disse: “Houston, abbiamo un problema” e tornò vivo dalle stelle

Jim Lovell, comandante di Apollo 13, è morto a 97 anni. Pioniere dello spazio con 4 missioni e il drammatico "fallimento di successo".
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino9 Agosto 2025
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Jim Lovell con la sua tuta spaziale
Jim Lovell con la sua tuta spaziale (fonte: Space)
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James Arthur “Jim” Lovell, leggendario astronauta della NASA e comandante della drammatica missione Apollo 13, si è spento il 7 agosto 2025 all’età di 97 anni a Lake Forest, Illinois.

Nato nel 1928, Lovell entrò nel programma spaziale della NASA nel settembre 1962 come membro del secondo gruppo di astronauti, soprannominati i “New Nine”. Prima di diventare una figura di riferimento dell’Apollo 13, aveva già accumulato un’esperienza straordinaria nello spazio. Fu il primo astronauta a compiere ben quattro missioni spaziali, totalizzando oltre 715 ore in orbita.

La sua carriera spaziale iniziò con la missione Gemini 7 nel 1965, che stabilì un record di resistenza spaziale di quasi 14 giorni. Seguirono Gemini 12 e la storica Apollo 8 nel dicembre 1968, la prima missione con equipaggio a orbitare intorno alla Luna. Durante questo volo rivoluzionario, Lovell e i suoi compagni di equipaggio furono testimoni della spettacolare vista della Terra che sorgeva dall’orizzonte lunare, immortalata nella famosa fotografia “Earthrise”.

Il momento che definì per sempre la carriera di Lovell arrivò nell’aprile 1970, quando comandò la missione Apollo 13 insieme agli astronauti John Swigert Jr. e Fred Haise Jr. Quella che doveva essere la terza missione di allunaggio della NASA si trasformò in una lotta per la sopravvivenza quando, a circa 200.000 miglia dalla Terra, un serbatoio dell’ossigeno nel modulo di servizio esplose.

Gli astronauti di Apollo 13
Gli astronauti di Apollo 13 (fonte: Netflix)

Fu Lovell stesso a comunicare il problema alla base di Houston con le parole: “Houston, we’ve had a problem” (“Houston, abbiamo avuto un problema”). L’esplosione compromise gravemente i sistemi di alimentazione e supporto vitale, costringendo l’equipaggio ad abbandonare i piani di allunaggio e a utilizzare il modulo lunare come “scialuppa di salvataggio” per il viaggio di ritorno.

La missione si concluse con un drammatico ammaraggio nell’Oceano Pacifico meridionale dopo tre giorni di tensione.  La vicenda ispirò il celebre film del 1995 diretto da Ron Howard, dove Lovell fu interpretato da Tom Hanks. Curiosamente, il vero Lovell apparve nel film con un piccolo cameo nei panni del capitano della USS Iwo Jima, la nave che recuperò l’equipaggio dopo l’ammaraggio.

Anni dopo, riflettendo sulla missione, Lovell ammise di aver inizialmente provato risentimento per quello che considerava un “fallimento”. Solo in seguito comprese appieno il valore del successo rappresentato dal ritorno sicuro dell’equipaggio sulla Terra.

Dopo Apollo 13, Lovell ricevette la Medaglia Presidenziale della Libertà nell’aprile 1970 e servì come vice direttore del Johnson Space Center di Houston dal 1971 al 1973. Si ritirò dalla Marina e dalla NASA nel marzo 1973, lasciando un’eredità indelebile nell’esplorazione spaziale.

La famiglia di Lovell lo ha ricordato non solo come un pioniere dello spazio, ma soprattutto come padre, nonno e leader familiare, definendolo “il nostro eroe” per il suo “ottimismo incrollabile” e la capacità di far sentire ognuno capace dell’impossibile. La sua morte rappresenta la fine di un’era, ma la sua eredità continuerà a ispirare future generazioni di esploratori spaziali.

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