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Home » Cultura » Storia » “Bombarderemo tra 5 minuti”: quando lo scherzo radiofonico di Ronald Reagan riscaldò la Guerra Fredda

“Bombarderemo tra 5 minuti”: quando lo scherzo radiofonico di Ronald Reagan riscaldò la Guerra Fredda

Lo scherzo di Reagan del 1984 che mise in allarme i sovietici: "Bombarderemo tra 5 minuti". Storia di un episodio "da Guerra Fredda".
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino11 Agosto 2025
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Ronald Reagan
Ronald Reagan (fonte: La Repubblica)
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Sembrano passati secoli, ma le tensioni della Guerra Fredda tra USA e URSS appartengono a un passato vicino (e chissà quanto riproponibile visti i recenti battibecchi tra Trump e Medvedev sul nucleare). Un passato ricco di colpi di scena e di momenti a metà tra teatro dell’assurdo e tragedia. Era l’11 agosto 1984, quando il presidente americano Ronald Reagan pronunciò una delle frasi più controverse della sua carriera politica. Durante la preparazione del suo discorso radiofonico settimanale dal ranch di Rancho del Cielo in California, Reagan scherzò con i tecnici audio dicendo:

“Miei cari americani, sono lieto di comunicarvi che oggi ho firmato una legge che metterà fuori legge la Russia per sempre. Iniziamo a bombardare fra cinque minuti.“

Un fuori onda di quelli che si fanno normalmente in una situazione non ufficiale, una battuta fatta per stemperare la tensione durante le pause e i controlli tecnici. Il commento era destinato a rimanere privato, tuttavia, molte stazioni radio stavano già registrando il segnale proveniente dal ranch per prepararsi alla diretta, catturando involontariamente lo scherzo presidenziale. Immaginate la portata che una tale notizia avrebbe avuto se fosse stato tutto vero.

Ronald Reagan Governatore
Ronald Reagan diventa governatore della California – Fonte: Corriere della Sera

Inizialmente, CBS News e CNN registrarono la battuta ma mantennero il silenzio, rispettando un accordo non scritto con la Casa Bianca stabilito dopo un precedente episodio del 1982, quando Reagan aveva definito il governo polacco “un gruppo di fannulloni buoni a nulla” (sic.). Tuttavia, le voci iniziarono a circolare rapidamente e il 13 agosto la citazione fu pubblicata da varie testate giornalistiche.

La reazione sovietica non si fece attendere. Il viceministro degli esteri sovietico Valentin Kamenev inizialmente rifiutò di commentare, ma il giorno successivo il governo dell’URSS, insieme ai principali organi di stampa come Pravda, Izvestia e l’agenzia TASS, denunciarono le parole di Reagan come “senza precedenti nella loro ostilità” e prova della mancanza di sincerità americana nel migliorare le relazioni bilaterali.

Il 15 agosto, quello che la National Security Agency descrisse come “un operatore ribelle del comando sovietico dell’Estremo Oriente” inviò da Vladivostok un messaggio in codice che dichiarava: “Ora iniziamo l’azione militare contro le forze americane“. L’intelligence giapponese e americana decifrò il messaggio, causando un temporaneo innalzamento del livello di allerta nella regione del Pacifico settentrionale.

Le unità navali sovietiche contattarono Vladivostok in stato di confusione, ma non furono mai rilevati segni concreti di preparativi d’attacco. L’allarme fu annullato dopo soli 30 minuti, ma l’episodio dimostrò quanto fossero tese le relazioni internazionali e quanto ogni parola presidenziale potesse avere conseguenze impreviste.

Insomma, i sovietici avevano risposto a modo loro diffondendo, volontariamente, la fake news di un possibile attacco. Alla fine, tutto si concluse in una bolla di sapone, ma fu chiaro (se ce ne fosse ancora stato bisogno) di quanto la paura per un’imminente guerra nucleare fosse alle stelle. L’episodio divenne a suo modo celebre tanto che la registrazione dello scherzo di Reagan fu utilizzata dal musicista Jerry Harrison dei Talking Heads per la canzone “Five Minutes” del 1984, eseguita sotto lo pseudonimo Bonzo Goes to Washington.

E dire che, qualche anno dopo, Reagan stesso con la collaborazione del leader sovietico Michail Gorbačëv e della sua glasnost, posero fine alla Guerra Fredda.

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