La natura riserva sempre grandi sorprese quando si parla di animali ed evoluzione. Solo qualche secolo fa, infatti, tra le vaste praterie del Sudafrica, vagava un animale davvero particolare: il quagga, scientificamente noto come Equus quagga quagga. Non una zebra qualunque, ma una sottospecie dalle caratteristiche uniche che la distinguevano nettamente dalle sue cugine a strisce. Che oggi è estinta.
La parte anteriore del corpo quagga – testa, collo e spalle – era decorata da strisce scure ben definite su sfondo bruno-rossastro, simili a quelle delle zebre comuni. Tuttavia, procedendo verso la parte posteriore, le righe diventavano progressivamente più sbiadite fino a scomparire completamente. Il posteriore dell’animale mostrava infatti una colorazione uniforme che variava dal bruno chiaro al biancastro, conferendogli un aspetto “a metà” tra una zebra e un cavallo.
Con ogni probabilità, ciò era un adattamento evolutivo alle specifiche condizioni ambientali delle pianure sudafricane. Il nome stesso “quagga” derivava dal suono caratteristico che emetteva, simile a “kwa-ha-ha”, diverso dal nitrito dei cavalli e dal verso delle altre zebre.

Il quagga viveva in grandi branchi insieme ad antilopi, gnu e struzzi. Erbivori, i quagga possedevano un sistema digestivo specializzato che permetteva loro di nutrirsi anche di vegetazione povera di nutrienti. L’arrivo dei coloni europei nel XVII e XVIII secolo segnò l’inizio della fine per il quagga. La colonizzazione portò con sé una caccia intensiva e indiscriminata: questi animali venivano uccisi per la carne, per la pelle utilizzata nella produzione di sacchi per il grano, e spesso semplicemente perché considerati competitor del bestiame domestico per i pascoli.
La situazione peggiorò drasticamente nell’Ottocento. I responsabili dell’estinzione dei quagga sono i cacciatori dell’era coloniale, che non compresero il valore di questa specie unica fino a quando non fu troppo tardi. Il 12 agosto del 1883, presso lo Zoo di Amsterdam, morì l’ultimo esemplare di Quagga. La specie fu dichiarata estinta nel trattato internazionale sulla conservazione della fauna selvatica africana, firmato dalle potenze coloniali europee a Londra nel 1900. Oggi del quagga restano solamente tracce nei musei: 23 esemplari impagliati conservati in istituzioni di tutto il mondo, 7 scheletri completi e alcune foto storiche.
Negli anni a venire, il “Quagga Project” ha tentato di ricreare un animale geneticamente e morfologicamente simile attraverso l’allevamento selettivo di zebre di pianura. Nel 1987 alcuni esemplari furono trasferiti in un complesso appositamente costruito nella riserva naturale Vrolijkheid, nei pressi di Robertson, in Sudafrica. Questi esemplari non possano essere considerati però identici agli originali.