La celebre fiaba de La Bella e la Bestia, resa immortale dalla Disney, nata da Apuleio e rielaborata nel ‘700, affonda le sue radici in una storia reale che attraversa l’Europa del XVI secolo, arrivando fino a Viterbo. Al centro di questo racconto c’è Petrus Gonsalvus, un uomo nato intorno al 1537 a Tenerife, nelle Isole Canarie, affetto da ipertricosi, una rara condizione genetica che causa una crescita eccessiva di peli su tutto il corpo. Questo aspetto insolito gli valse il soprannome di “uomo selvatico” e “uomo lupo” e lo portò a una vita straordinaria, che molti studiosi collegano all’ispirazione della favola.
Petrus, discendente dei Guanci, popolo indigeno delle Canarie, fu portato a dieci anni alla corte di Enrico II di Francia come dono per la sua incoronazione. Lontano dall’essere trattato come una curiosità da circo, ricevette un’educazione raffinata, imparando il latino e le arti umanistiche. La regina Caterina de’ Medici, affascinata dalla sua intelligenza, lo trasformò in un gentiluomo di corte.
Nel 1573, Petrus sposò Catherine Raffelin, una giovane donna di grande bellezza, nonché favorita di Caterina de’ Medici. Sebbene il loro matrimonio fosse stato combinato, si narra che il loro legame sia cresciuto grazie alla gentilezza e alla cultura di Petrus, dimostrando che l’amore può superare le apparenze.
La coppia ebbe sette figli, quattro dei quali ereditarono l’ipertricosi. Dopo la morte di Enrico II, la famiglia Gonsalvus perse la protezione della corte francese e si trasferì in Italia, prima a Parma, presso la corte dei Farnese, e poi a Capodimonte, vicino a Viterbo, nella suggestiva Rocca Farnese. Qui, sul lago di Bolsena, Petrus visse gli ultimi anni della sua vita, morendo nel 1618. La loro storia attirò l’attenzione di artisti e studiosi, come il naturalista Ulisse Aldrovandi, che studiò l’ipertricosi, e la pittrice Lavinia Fontana, che ritrasse la famiglia, lasciando un’eredità visiva conservata in luoghi come il Castello di Ambras, in Austria.