C’è chi ha versato una lacrimuccia e chi mente. Al netto delle bruttezze e dei nodi irrisolti di una terza stagione fiacca più che mai, l’ultimo episodio di Sex and the city, atto conclusivo dell’intera epica di Carrie Bradshaw ha riservato comunque delle emozioni. L’eroina di Manhattan, interpretata da Sarah Jessica Parker, accetta con serenità la sua solitudine, ma la considera come un nuovo capitolo della vita, tutto da costruire. Finisce proprio in questo modo, con lei che scrive l’epilogo del suo romanzo, come da richiesta della sua editrice. Solo che, invece di regalare una storia d’amore alla sua eroina, Carrie fa una svolta a “U”. E in una frase riassume degnamente tutta la sua vita: “La donna sapeva di non essere sola, perché aveva sé stessa“.
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Poi, vestita con dei bellissimi toni di rosso magenta, danza tra le stanze della sua grande nuova casa (una reggia rispetto al piccolo appartamento di ragazza visitato in pellegrinaggio dai fan di mezzo mondo) cantando You Are My First, My Last, My Everything di Barry White. Insomma, una dichiarazione d’intenti bella e buona per un futuro che non sarà di disperazione. Dopo Big (cancellato in un secondo), Aidan, il russo e tutti gli altri, Carrie sceglie di godersi la solitudine in modo nuovo. In effetti, si chiudeva così anche il primo Sex and the City, con Carrie felice tra le strade di New York e la sua voce fuori campo che raccontava quanto la relazione più importante di una donna sia quella con sé stessa. Ma lì c’era Big e il tono più entusiastico. Qui, la primavera lascia il passo a un autunno caldo e accogliente, ma più sommesso.
C’è un lieto fine per tutte le protagoniste storiche? Sì, decisamente. Charlotte e suo marito ritrovano l’intesa sessuale dopo la grave malattia di lui. Miranda si appresta a diventare nonna e lo farà con una compagna al suo fianco.
Termina così una saga lunga nove stagioni, sei di Sex and the City e tre di And Just Like That, e due film, nata dal romanzo di Candace Bushnell. Un’epopea che ha raccontato i cambiamenti culturali e politici di una società “fallocentrica” rivendicando a gran voce la libertà di una donna di essere sé stessa, a colpi di Cosmopolitan e Manolo Blahnik. Un racconto sempre all’altezza di questo compito? A giudicare dal racconto sgangherato di And Just Like That, no. L’unica felice per questa chiusura, voluta dallo showrunner Michael Patrick King e chissà quanto alimentata dalle critiche, è sicuramente Kim Cattrall, la sola e unica Samantha.
E la Parker? Posta su Instagram il backstage della cena che ha cucinato per tutta la famiglia.