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Home » Innovazione » Tecnologia » Spara scosse come un fulmine: il lato nascosto (e mortale) del TASER

Spara scosse come un fulmine: il lato nascosto (e mortale) del TASER

Dopo la morte di due uomini in seguito a scariche di taser, ecco come funziona questo dispositivo elettrico e i rischi reali per la salute.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino18 Agosto 2025Aggiornato:18 Agosto 2025
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Carabiniere con taser
Carabiniere con taser (fonte: NSC)
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Gianpaolo Demartis, 57 anni, è morto per arresto cardiaco a Olbia, durante il trasporto in ospedale, dopo essere stato colpito da un taser dai Carabinieri intervenuti nella notte finale del Red Valley Festival. L’uomo, cardiopatico e con precedenti penali, in forte stato di alterazione, aveva compiuto aggressioni nel rione di Santa Mariedda, introducendosi in due case e molestando passanti, fino ad aggredire un militare. Stesso destino per un 47enne di origini albanesi, deceduto nella serata di domenica dopo essere stato colpito con il taser dai carabinieri a Genova. Ma cos’è il taser e come funziona? Il taser rappresenta uno dei dispositivi più discussi nell’ambito della sicurezza pubblica. Questo strumento, utilizzato dalle forze dell’ordine in tutto il mondo, è progettato per immobilizzare temporaneamente le persone senza ricorrere ad armi da fuoco tradizionali.

Il TASER (acronimo ispirato al romanzo “Tom Swift and His Electric Rifle”) è un dispositivo a energia condotta che funziona mediante impulsi elettrici. L’apparecchio spara due piccoli dardi metallici collegati al corpo principale tramite sottili fili di rame, in grado di sopportare tensioni estremamente elevate (tipicamente 50.000 volt, o 2.000 volt sotto carico).

L’invenzione risale al 1974, quando Jack Cover, ricercatore della NASA, completò il primo prototipo. L’obiettivo era creare un’alternativa meno letale rispetto alle armi da fuoco tradizionali per le forze dell’ordine.

Una volta sparati, i dardi viaggiano a 55 metri al secondo e devono atterrare ad almeno 100 mm l’uno dall’altro per completare il circuito e inviare un impulso elettrico nel corpo del bersaglio.

taser
taser (fonte: La Repubblica)

Il dispositivo genera una serie di impulsi da 100 microsecondi a una frequenza di 19 al secondo, con ciascun impulso che trasporta 100 microcoulomb di carica, risultando in una corrente media di 1,9 milliampère. Questa scarica elettrica provoca quella che viene definita “incapacitazione neuromuscolare”, interferendo temporaneamente con il controllo volontario dei muscoli.

Come dimostra la vicenda di Olbia, nonostante sia classificato come “meno letale”, il taser presenta dei rischi reali per la salute. Ciò che preoccupa maggiormente i medici è che gli impulsi elettrici generati dal dispositivo inabilitante possano provocare aritmie cardiache che potrebbero portare all’arresto cardiaco.

Uno studio del 2012 pubblicato nel journal Circulation dell’American Heart Association ha rilevato che i Taser possono causare “aritmie ventricolari, arresto cardiaco improvviso e persino la morte”. Reuters ha documentato che più di 1.000 persone colpite da un Taser dalla polizia sono morte fino alla fine del 2018, quasi tutte dall’inizio degli anni 2000.

Il produttore stesso ha identificato diverse categorie di persone considerate a maggior rischio. Bambini, donne in gravidanza, anziani e persone molto magre sono considerati a rischio più elevato. Anche le persone con problemi medici noti, come malattie cardiache, storia di convulsioni o portatori di pacemaker sono a maggior rischio.

L’esposizione ripetuta, prolungata o continua al dispositivo non è sicura, e il Police Executive Research Forum raccomanda che l’esposizione totale non superi i 15 secondi. Non solo, il taser prevede anche rischi secondari di lesioni gravi o morte, tra cui cadute incontrollate da posizioni elevate, persone che corrono su superfici dure, chi opera macchinari o veicoli, e ambienti dove sono presenti sostanze esplosive o infiammabili. I taser possono infatti accendere benzina e disinfettante per le mani.

In Italia, il taser è entrato definitivamente in dotazione a Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza nel marzo 2022, dopo un percorso normativo complesso iniziato con la sperimentazione del 2018. Il dispositivo è classificato come “arma propria” e il suo utilizzo deve rispettare rigorosi protocolli di sicurezza stabiliti dal Ministero dell’Interno in accordo con il Ministero della Salute.

Gli operatori devono superare specifici corsi di abilitazione e possono utilizzarlo solo seguendo la “scala di forza progressiva”, come alternativa meno letale alle armi da fuoco tradizionali. L’uso rimane vincolato al principio di proporzionalità e ogni impiego deve essere documentato e giustificato.

 

 

 

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