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Home » Cultura » Lolita: il romanzo che fece arrossire il Novecento (e ancora oggi divide il pubblico)

Lolita: il romanzo che fece arrossire il Novecento (e ancora oggi divide il pubblico)

Censure, scandali e dibattiti: come Lolita di Nabokov ha trasformato un tema tabù in un capolavoro letterario.
Tiziana MorgantiDi Tiziana Morganti18 Agosto 2025
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Un'immagine del film Lolita, tratto dall'omonimo romanzo di Nbukov.
Un'immagine del film Lolita, tratto dall'omonimo romanzo di Nbukov - Fonte: Rai Cultura
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Quando nel 1955 Vladimir Nabokov pubblica Lolita a Parigi, presso l’editore Olympia Press, è consapevole che il suo libro non sarebbe passato inosservato. Il romanzo racconta la storia di Humbert Humbert, un professore europeo di mezza età che sviluppa un’ossessione patologica per Dolores Haze, dodicenne soprannominata Lolita. Il tema centrale, la relazione sessuale e di potere tra un adulto e una minorenne, lo ha reso subito uno dei testi più scandalosi del Novecento.

La controversia, però, comincia ancora prima della pubblicazione. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, diversi editori rifiutano il manoscritto considerandolo troppo pericoloso dal punto di vista morale e legale. Solo Maurice Girodias, con la sua Olympia Press, specializzata in testi trasgressivi, accetta di stamparlo. La prima reazione è feroce: in Francia il libro viene bandito per due anni e in paesi come Argentina, Nuova Zelanda, Iran e Sudafrica è accusato per oscenità. In Inghilterra, alcune recensioni lo definirono “il libro più osceno mai scritto”.

Vladimir Nabokov
Vladimir Nabokov (fonte: Internazionale)

Nonostante la censura, però, Lolita attira l’attenzione di scrittori e critici. Graham Greene lo indica tra i migliori romanzi dell’anno, contribuendo a cambiare la percezione pubblica. Nel 1958, quando finalmente viene pubblicato negli Stati Uniti, diventa un bestseller (viene adattato per il cinema da Stanley Kubrick), vendendo centinaia di migliaia di copie e aprendo un dibattito che avrebbe accompagnato la sua fortuna letteraria.

Lo scandalo non deriva soltanto dalla trama, ma anche dallo stile narrativo. Nabokov sceglie di affidare la voce narrante a Humbert stesso, un personaggio colto e seducente, ma anche manipolatore e criminale. Attraverso un linguaggio raffinato e ricco di allusioni, Humbert tenta di giustificare le proprie azioni, trasformando il lettore in un complice involontario. Questa scelta letteraria, geniale quanto disturbante, genera inquietudine: era possibile provare empatia per un narratore che descriveva l’abuso di una bambina?

La potenza di Lolita sta proprio in questo contrasto, ossia una prosa brillante che racconta un orrore morale. Per Nabokov, il romanzo non è una celebrazione della pedofilia, ma un atto di denuncia attraverso l’arte. Egli stesso chiarisce più volte che Dolores Haze non è una tentatrice, bensì una vittima di manipolazione e violenza. Tuttavia, la complessità del testo ha portato a fraintendimenti culturali, al punto che il termine Lolita è entrato nell’uso comune per indicare adolescenti seducenti, una semplificazione che distorce il messaggio originario.

Oggi il romanzo, una cui edizione preziosa è stata ritrovata nell’antro di Jeffrey Epstein, è considerato un classico della letteratura mondiale, studiato nelle università e analizzato da critici di tutto il mondo. Resta però una storia controversa, un capolavoro stilistico che mette in scena il lato più oscuro dei rapporti di potere e il meccanismo della seduzione manipolatoria. Il suo scandalo, lontano dall’essere solo una questione di tabù, risiede nell’abilità di Nabokov di costringere il lettore a confrontarsi con i limiti dell’empatia e con la sottile linea che separa bellezza formale e orrore morale.

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