Una polemica senza precedenti ha investito il mondo giudiziario italiano dopo le dichiarazioni rilasciate dall’avvocato Massimo Lovati durante un’intervista al programma Falsissimo di Fabrizio Corona. Il legale di Andrea Sempio, indagato per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi a Garlasco, ha proposto una strategia difensiva ipotetica per il caso Yara Gambirasio che ha scatenato l’indignazione della controparte e sollevato pesanti dubbi deontologici.
Lovati, commentando la difesa di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio a Brembate, ha affermato che avrebbe suggerito una linea completamente diversa al suo collega Claudio Salvagni. Secondo quanto riportato nell’intervista, l’avvocato ha dichiarato:
Io gli dicevo: io Bossetti sono l’amante di Yara Gambirasio. Ci trovavamo tutte le settimane, ecco perché c’è il mio DNA. Condannatemi per violenza sessuale con minorenne consenziente, non per omicidio, io non l’ho uccisa. Basta, vincevi il processo.

Le parole hanno provocato una reazione durissima da parte di Claudio Salvagni, che non ha esitato a definire lo spettacolo orribile dal punto di vista professionale e umano. Il legale di Bossetti ha dichiarato all’Adnkronos di essere disgustato dalle affermazioni del collega, accusandolo di aver buttato fango su Yara Gambirasio, una ragazzina che non si può difendere da parole ignobili.
Salvagni, inoltre, ha sottolineato come Lovati abbia parlato senza conoscere gli atti del processo sull’omicidio di Brembate, mostrando una totale mancanza di rispetto non solo per la vittima e la sua famiglia, ma anche per Massimo Bossetti stesso, che continua a proclamare la propria innocenza.
Sono dichiarazioni che mostrano zero rispetto, orribili per Yara e la sua famiglia, ma lo sono anche per Bossetti che ha il diritto di gridare la propria innocenza.
La critica di Salvagni si è estesa anche al contesto in cui sono state rilasciate queste dichiarazioni. L’avvocato, infatti, ha accusato il collega di aver ridotto il ruolo della difesa a uno show mediatico, senza rendersi conto di essere strumentalizzato e ridicolizzato.
Pur dichiarando di non voler infierire su una persona anziana, poi Salvagni ha lanciato un appello diretto ad Andrea Sempio, suggerendo che sia arrivato il momento di trovare chi davvero lavori alla sua difesa e non pensi a dare spettacolo. Una presa di posizione netta che testimonia la gravità della frattura creatasi tra i due professionisti.
Le dichiarazioni di Lovati, dunque, sollevano interrogativi profondi sull’etica professionale e sui limiti della visibilità mediatica nella difesa legale. L’idea di suggerire a un imputato di confessare un reato gravissimo come la violenza sessuale su una minorenne, per evitare una condanna per omicidio, rappresenta una strategia che molti giuristi considerano non solo discutibile dal punto di vista morale, ma anche inefficace sul piano processuale.
La vicenda riaccende inoltre i riflettori sul delicato equilibrio tra diritto di difesa e rispetto delle vittime, tema particolarmente sensibile quando si tratta di crimini che coinvolgono minori. Le parole pronunciate da Lovati hanno infatti toccato non solo la sfera processuale, ma anche quella della dignità umana, suscitando reazioni che vanno ben oltre il dibattito tra avvocati.