Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, scomparsa nel giugno del 1983 a soli 15 anni, è stato convocato per la seconda volta a Palazzo San Macuto per condensare 42 anni di ricerche, angoscia e presunte verità nascoste. Un’audizione che ha toccato piste mai completamente chiarite, richieste inedite e un appello diretto al pontefice.
All’uscita dalla commissione presieduta dal senatore Andrea De Priamo, Orlandi ha rilasciato dichiarazioni esclusive che tracciano una distinzione netta tra il caso di sua sorella e quello di Mirella Gregori, scomparsa a pochi giorni di distanza da Manuela.
La Commissione risolverà sicuramente il caso di Mirella, è una mia convinzione. Lì non c’è il Vaticano di mezzo, qui c’è. Sono due storie completamente diverse.
Le parole di Pietro non lasciano spazio a interpretazioni ambigue. Secondo lui, all’interno delle mura vaticane ci sono persone che conoscono l’intera verità sulla sorte di Emanuela.
Io sono convinto che in Vaticano ci sono persone a conoscenza di tutto. Loro mi dimostrano sempre la volontà, come è stato oggi, ma so che è una strada difficile perché per arrivare, purtroppo, devi andarti a scontrare con l’ambiente vaticano.
Sono convinto che 42 anni fa ci sia stato questo ricatto. Ma non era organizzato dalla banda della Magliana: un gruppo di criminali sarebbe durato uno o due mesi davanti a uno Stato con le spalle coperte come il Vaticano. L’oggetto del ricatto in Vaticano deve essere stato qualcosa di più pesante, penso a un ricatto pubblico e uno sotterraneo, non credo che Emanuela sia l’oggetto vero e proprio del ricatto
Durante l’audizione, inoltre, è emerso un elemento inedito: la richiesta di consultare i diari personali dell’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Una mossa che apre scenari interpretativi nuovi e che collega il caso ai più alti livelli istituzionali italiani. Orlandi, infatti, ha confermato di aver lasciato alla commissione una lettera con richieste specifiche, tra cui proprio l’accesso a questi documenti presidenziali che potrebbero contenere riferimenti o annotazioni utili alle indagini.
Un passaggio particolarmente toccante dell’intervento di Pietro, poi, ha riguardato Papa Leone, il quarto pontefice a confrontarsi con questo caso irrisolto.
Vorrei incontrarlo, ho parlato con delle persone vicine a lui, mi hanno detto ‘adesso vedremo come si può fare’. Il fatto, però, che non abbia detto una parola di vicinanza per mia madre nell’anniversario della scomparsa di Emanuela è un brutto segnale, vedo la volontà di non parlare di questa storia.
Uno dei temi più controversi affrontati durante l’audizione, poi, riguarda la cosiddetta pista di Londra. Pietro Orlandi ha ribadito la sua convinzione che la vicenda della sorella potrebbe essere legata all’Inghilterra, basandosi su uno scambio epistolare in suo possesso che collocherebbe Emanuela in stato di segregazione nella capitale britannica almeno fino al 1997, in un edificio dei padri Scalabriniani. Le lettere, datate 1993, sarebbero state inviate dall’arcivescovo di Canterbury George Carey e dal sottosegretario britannico Frank Cooper al cardinale Ugo Poletti, con Carey che avrebbe chiesto un incontro per discutere personalmente la situazione di Emanuela Orlandi.
Nonostante la grafologa Sara Cordella, convocata anch’essa dalla commissione, abbia bollato queste lettere come false, Orlandi insiste sulla necessità di approfondimenti.
Questa vicenda va avanti da 42 anni. Io ritengo che qualunque tipo di indizio che emerge e che merita un approfondimento andrebbe approfondito. Per determinare effettivamente l’autenticità o meno di un documento serve l’originale, mentre io possiedo solo le copie.
Il primo a pubblicare questa documentazione è stato il giornalista Emiliano Fittipaldi nel 2017 sulle pagine de L’Espresso. Quei cinque fogli elencavano una lista dettagliata di spese sostenute dal Vaticano per la segregazione di Emanuela nel Regno Unito, con nomi di persone poco note al grande pubblico e dettagli molto articolati.
Nelle dichiarazioni rilasciate subito dopo l’audizione, comunque, Pietro Orlandi ha espresso un cauto ottimismo sul lavoro che si sta svolgendo.
Ho visto che la commissione sta lavorando, ci sono persone che stanno provando a fare qualcosa di positivo, e c’è chi rema contro, purtroppo è così. Non so dove potrà portare ma apprezzo la volontà, a qualcosa si arriverà,
La commissione parlamentare si trova ora di fronte a un bivio: continuare a scavare in piste che conducono ai più alti livelli dello Stato e della Chiesa, oppure chiudere fascicoli considerati basati su documenti falsi. La richiesta di accesso ai diari di Ciampi rappresenta un elemento di novità che potrebbe aprire scenari finora inesplorati, collegando il destino di una ragazza di 15 anni agli equilibri geopolitici e ai segreti di Stato di un’epoca complessa della storia italiana e internazionale.