Un equivoco linguistico ha trasformato l’ultimo censimento scozzese in un caso. Circa 1200 persone nate a Roma hanno erroneamente indicato di appartenere all’etnia Rom, creando un pasticcio statistico che ha richiesto correzioni e sollevato dibattiti sulla rappresentazione delle minoranze etniche.
La radice del problema risiede in una coincidenza linguistica apparentemente innocua: in inglese, il termine “Roma” (inteso come città) si scrive esattamente come “Roma”, che identifica il gruppo etnico di origine asiatica meridionale migrato in Europa durante il Medioevo. Nel modulo del censimento, la casella dedicata all’etnia Rom è apparsa quindi identica al nome della capitale italiana, generando confusione tra chi è nato nella Città Eterna.
Per la prima volta nella storia dei censimenti scozzesi, le autorità di Edimburgo hanno deciso di includere l’etnia Rom tra le opzioni disponibili, un passo importante per riconoscere ufficialmente questa minoranza. Il censimento, che si tiene ogni dieci anni e sarebbe dovuto avvenire nel 2022 ma è stato posticipato a causa della pandemia di COVID-19, mira a fornire un quadro accurato della composizione demografica della Scozia, comprese le sue minoranze etniche e nazionali.

L’errore ha evidenziato alcune lacune nella progettazione del questionario. Oltre alla questione Roma-Rom, il censimento ha previsto categorie specifiche per irlandesi e polacchi, e persino una distinzione tra artisti itineranti e musicisti tzigani, ma non ha offerto opzioni dedicate per inglesi, gallesi e nordirlandesi. Questa apparente incoerenza ha generato lamentele sulla logica utilizzata per definire le categorie etniche e nazionali.
Dal punto di vista storico, la presenza dell’etnia Rom in Scozia non è mai stata particolarmente significativa in termini numerici. Gli esperti ritengono che la maggior parte della comunità Rom attualmente residente nel paese sia composta da persone trasferitesi negli ultimi anni dall’Europa centrale e orientale, in particolare dopo l’allargamento dell’Unione Europea.
Le autorità scozzesi hanno dovuto affrontare le conseguenze pratiche dell’errore, provvedendo alle correzioni necessarie nei database ufficiali. L’episodio ha però anche avuto un risvolto positivo: ha acceso i riflettori sul tema della rappresentazione delle minoranze nei documenti ufficiali e sulla delicatezza richiesta nel formulare domande relative all’identità etnica e nazionale.