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Home » Attualità » Lo sapete che la scabbia scava cunicoli sotto la pelle? Ecco perché i casi sono triplicati dopo il lockdown

Lo sapete che la scabbia scava cunicoli sotto la pelle? Ecco perché i casi sono triplicati dopo il lockdown

Casi di scabbia in aumento in Italia: sintomi, contagio e cure. Tutto sull'acaro Sarcoptes scabiei, il prurito notturno e i trattamenti da fare.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino12 Ottobre 2025
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acari della scabbia
acari della scabbia (fonte: My Personal Trainer)
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La scabbia non è più una malattia relegata ai Paesi in via di sviluppo o un ricordo del passato. Negli ultimi anni si è assistito a un‘impennata preoccupante dei casi in tutta Europa, Italia compresa, tanto da far tornare l’attenzione su un’infestazione che molti consideravano ormai rara. Ma cosa sta succedendo davvero e perché proprio ora?

La scabbia è un’infestazione cutanea causata da un minuscolo parassita chiamato Sarcoptes scabiei, un acaro che letteralmente scava gallerie sotto la superficie della pelle per deporre le uova. Fino a poco tempo fa i casi erano limitati e il contagio avveniva spesso attraverso rapporti sessuali, sebbene non si tratti di una malattia sessualmente trasmessa in senso stretto.

Le cause dell’aumento recente sono molteplici e interconnesse. Il lockdown e l’isolamento, spesso vissuti in condizioni igienico-sanitarie precarie, hanno creato terreno fertile per la diffusione. Il turismo di massa post-pandemico, con l’aumento esponenziale dei viaggi, ha favorito la circolazione del parassita. Non va dimenticato il frequente ricambio di pazienti nelle Residenze sanitarie assistenziali, ambiente particolarmente vulnerabile per questa infestazione.

Corpo colpito con scabbia
Corpo colpito con scabbia (fonte: Farmacia Benincasa)

I più colpiti sono bambini e adolescenti, categoria esposta per gli stretti contatti che caratterizzano la vita scolastica, le palestre e gli altri ambienti comunitari. Un esempio concreto arriva da Firenze, dove alla primaria Don Milani del comprensivo Piero della Francesca è stato segnalato un caso che ha generato preoccupazione tra i genitori. “Era davvero tanto che non capitava una cosa del genere. Siamo molto preoccupati“, hanno dichiarato alcuni di loro. L’Azienda Usl Toscana Centro ha prontamente attivato i protocolli, informando il personale scolastico sulle modalità di trasmissione e sulle norme di prevenzione.

Ma l’aumento ha riguardato anche gli anziani, soprattutto quelli ricoverati nelle Rsa, oltre a senzatetto e migranti che vivono in condizioni di sovraffollamento e scarsa igiene. Questa diversificazione dei gruppi colpiti rappresenta un campanello d’allarme sulla portata del fenomeno.

Riconoscere la scabbia non è sempre immediato, ma esistono sintomi caratteristici. Il segno principale è un prurito intenso e persistente che tipicamente inizia negli spazi tra le dita delle mani e si intensifica durante la notte. Questo prurito notturno è uno degli elementi distintivi che aiutano nella diagnosi. Oltre al prurito, sulla pelle possono comparire lesioni da grattamento e talvolta solchi lineari, tracce visibili dei cunicoli che l’acaro scava sotto la superficie cutanea.

Il periodo di incubazione varia da due a sei settimane prima che compaiano i sintomi evidenti. Durante questo tempo la persona è già contagiosa, rendendo più complesso il controllo della diffusione. La trasmissione avviene principalmente attraverso il contatto diretto e prolungato con la pelle della persona infetta, mentre il contagio tramite indumenti o biancheria è meno frequente, anche se possibile.

Per la diagnosi è generalmente sufficiente un’attenta raccolta della storia clinica del paziente e un’osservazione accurata della cute da parte di un dermatologo. Una volta confermata la scabbia, diventa fondamentale un approccio terapeutico che non coinvolga solo il paziente, ma anche i membri del nucleo familiare e tutti i contatti stretti. Senza questo trattamento esteso, il rischio è quello di instaurare un circolo vizioso che rende molto più difficile debellare l’infestazione.

Sul fronte delle cure, negli ultimi anni si sono verificati importanti cambiamenti. Fino a poco tempo fa il trattamento di prima scelta era la permetrina, ma oggi la terapia topica preferita è il benzoato di benzile. Questo cambio di rotta è dovuto ai fallimenti segnalati con la permetrina, probabilmente legati a una possibile tolleranza sviluppata dall’acaro. Tuttavia, anche altri fattori possono aver contribuito all’insuccesso: uso non corretto in termini di quantità e modalità, mancata applicazione di misure igienico-ambientali adeguate e reinfestazioni quando i contatti stretti non vengono trattati.

Gli accorgimenti igienici rappresentano un pilastro fondamentale nella lotta alla scabbia. È indispensabile lavare indumenti, lenzuola e asciugamani ad alte temperature per eliminare eventuali acari presenti sui tessuti. Questi interventi, apparentemente semplici, fanno la differenza tra una guarigione completa e una reinfestazione.

Le autorità sanitarie, come nel caso della scuola fiorentina, precisano che la trasmissione in ambito scolastico è rara, ma raccomandano comunque massima attenzione. Per chi è stato a stretto contatto con una persona infetta è consigliata un’osservazione accurata per almeno un mese. In presenza di sintomi, in particolare se localizzati alle mani o ai polsi, è necessario rivolgersi immediatamente al proprio medico per una visita di controllo.

 

 

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