In questi minuti Donald Trump, che sarà premiato anche con la medaglia presidenziale di distinzione, sta parlando alla Knesset in occasione della liberazione degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas. Il presidente americano ha dichiarato che la guerra a Gaza è ufficialmente finita. E, dopo aver firmato il libro degli ospiti, ha definito quella di oggi come una giornata “grande e bella”. Ma cos’è la Knesset? La Knesset, il parlamento monocamerale dello Stato di Israele, rappresenta uno degli organismi legislativi più affascinanti e complessi del panorama democratico mondiale. Il suo nome, che in ebraico significa “l’assemblea”, nasconde dietro questa apparente semplicità un sistema politico articolato, capace di bilanciare tradizione ebraica e principi democratici moderni in un equilibrio spesso precario ma straordinariamente vitale.
Composta da 120 membri eletti ogni quattro anni, la Knesset detiene il potere legislativo dello Stato di Israele e svolge funzioni che vanno ben oltre la semplice approvazione delle leggi. Tra i suoi compiti fondamentali rientrano l’emanazione delle Leggi fondamentali, documenti che fungono da costituzione materiale del Paese, l’elezione del Presidente della Repubblica e la nomina effettiva del Primo ministro, figure che incarnano rispettivamente la continuità istituzionale e la guida politica della nazione.
Il sistema elettorale israeliano si distingue per la sua natura proporzionale pura, dove l’intero Paese costituisce un’unica circoscrizione elettorale nazionale. Questo significa che gli elettori non votano per candidati individuali, ma per liste di partito, e i 120 seggi vengono distribuiti in proporzione alla percentuale di voti ottenuta da ciascuna formazione politica. Per evitare un’eccessiva frammentazione parlamentare, è stata introdotta una soglia di sbarramento del 3,25%, un filtro che negli anni ha subito diverse modifiche per adattarsi alle esigenze di governabilità del Paese.

La sede della Knesset ha una storia che riflette le vicissitudini della giovane nazione israeliana. Il primo incontro dell’Assemblea Costituente si tenne il 14 febbraio 1949 nell’edificio dell’Agenzia ebraica a Gerusalemme, appena pochi mesi dopo la dichiarazione d’indipendenza. Successivamente, per ragioni logistiche e di sicurezza, le sedute si spostarono al Cinema Kessem di Tel Aviv, dove rimasero dall’8 marzo al 14 dicembre dello stesso anno. Dal 1950, l’assemblea tornò definitivamente a Gerusalemme, inizialmente ospitata nel Froumine Building di King George Street.
La svolta architettonica arrivò nel 1957, quando James Armand de Rothschild, membro della celebre dinastia bancaria e filantropo appassionato della causa sionista, annunciò al Primo ministro David Ben-Gurion la donazione dei fondi necessari per costruire un edificio permanente degno del parlamento israeliano. Il palazzo della Knesset fu inaugurato il 31 agosto 1966, e nel corso dei decenni si è ampliato con una nuova ala completata nel 1992 e ulteriori settori in costruzione a partire dal 2005, testimoniando la crescita e l’evoluzione delle istituzioni democratiche del Paese.
Dal punto di vista costituzionale, Israele si definisce come una Repubblica parlamentare caratterizzata da un duplice e inscindibile carattere ebraico e democratico.
Il sistema istituzionale israeliano si basa sul principio della separazione dei poteri, con un delicato equilibrio di controlli e contrappesi. Il Presidente della Repubblica, eletto dalla Knesset a maggioranza semplice per un mandato di sette anni non rinnovabile, rappresenta il Capo dello Stato con funzioni prevalentemente cerimoniali. È lui a nominare formalmente il Primo ministro, ma la scelta ricade necessariamente sul membro della Knesset con maggiori probabilità di ottenere la fiducia parlamentare. Questo meccanismo garantisce che il potere esecutivo rimanga saldamente ancorato alla volontà del parlamento.
La Knesset detiene poteri straordinari che testimoniano la sua centralità nel sistema politico israeliano. Oltre alla funzione legislativa ordinaria, l’assemblea può destituire il Presidente attraverso una procedura di messa in stato d’accusa o far cadere il governo attraverso una mozione di sfiducia costruttiva. Ha inoltre la facoltà di sciogliere se stessa, indicendo elezioni anticipate, una prerogativa che viene esercitata con notevole frequenza nella turbolenta vita politica israeliana.