A partire da ieri è entrato ufficialmente in vigore negli aeroporti e ai valichi di frontiera europei il nuovo Entry/Exit System (EES), un sistema di identificazione biometrica che cambierà radicalmente le modalità di controllo per i cittadini di Paesi terzi che entrano nello spazio Schengen. Dopo tre anni di continui rinvii dovuti a questioni tecniche e preoccupazioni legate alla tutela della privacy, il sistema diventa operativo, anche se in forma graduale.
L’implementazione completa è prevista per l’aprile 2026, ma già da oggi milioni di viaggiatori extra-europei sperimenteranno una procedura di ingresso completamente rinnovata. Ma chi sarà coinvolto esattamente e cosa cambierà concretamente per chi viaggia?
Il nuovo sistema riguarda esclusivamente i cittadini di Paesi terzi esenti da obbligo di visto che entrano o escono dall’area Schengen per soggiorni di breve durata, fino a 90 giorni in un periodo di 180 giorni. Tra questi rientrano viaggiatori provenienti da Regno Unito, Stati Uniti, Israele, Giappone, Brasile e numerosi altri Paesi. Per i cittadini europei e quelli di Islanda, Lichtenstein, Norvegia e Svizzera, invece, non cambia assolutamente nulla.
La novità principale consiste nella sostituzione del tradizionale timbro manuale sul passaporto con un controllo completamente digitalizzato. Il sistema raccoglierà e registrerà i dati biometrici dei passeggeri: impronte digitali di tutte e dieci le dita, riconoscimento facciale tramite fotografia e, in alcuni casi, scansione dell’iride. A questi si aggiungono informazioni anagrafiche, data e luogo di ingresso e uscita. I minori di 12 anni sono esentati dal rilascio delle impronte digitali.
Prima di poter beneficiare della velocizzazione promessa dal sistema, ogni viaggiatore dovrà completare una registrazione preliminare. Questa avverrà direttamente presso i terminali automatici installati in aree dedicate degli aeroporti o ai punti di frontiera. La procedura è progettata per essere rapida e intuitiva: i terminali scannerizzeranno il passaporto, raccoglieranno le impronte digitali e scatteranno una fotografia del volto.
Durante questa fase, ai viaggiatori verranno poste quattro domande obbligatorie, tra cui la conferma dell’indirizzo di soggiorno nell’area Schengen e la verifica del possesso di risorse economiche sufficienti per coprire la permanenza. Tutte le registrazioni degli ingressi e delle uscite, comprese le eventuali informazioni sui rifiuti di ingresso, saranno conservate per tre anni. I fascicoli individuali contenenti i dati personali saranno mantenuti per tre anni e un giorno, dopodiché verranno automaticamente cancellati e dovranno essere raccolti nuovamente da zero.

Ma qual è il vero obiettivo dietro questo investimento tecnologico? La risposta sta nella volontà europea di migliorare il controllo dei flussi migratori e rafforzare la sicurezza delle frontiere esterne dell’Unione. Negli ultimi anni, la gestione della sicurezza ai confini è diventata una priorità assoluta per Bruxelles, che ha investito ingenti risorse nello sviluppo di questa tecnologia.
Il progetto ha richiesto un investimento iniziale di 142 milioni di euro, con l’appalto vinto da un consorzio internazionale formato dalla statunitense IBM, dall’italiana Leonardo e dalla francese Atos. Come ha sottolineato Rasmus Stoklund, ministro danese per l’Immigrazione e l’Integrazione: “Dobbiamo fare tutto il possibile per impedire a terroristi e migranti irregolari di entrare illegalmente nello spazio Schengen. Con un sistema informatico a livello europeo, diventerà più facile monitorare chi attraversa i nostri confini”.
Il sistema EES, secondo il Consiglio europeo, rafforzerà la sicurezza dell’area Schengen e contribuirà a prevenire la migrazione irregolare. Registrando in formato digitale le informazioni del passaporto e i dati biometrici, può offrire informazioni in tempo reale sul rispetto del periodo di soggiorno autorizzato, oltre a contribuire significativamente alla riduzione delle frodi di identità.
L’introduzione avverrà in modo graduale: i 29 Paesi coinvolti potranno decidere di avviare l’implementazione in determinati valichi di frontiera e con funzionalità ridotte, raggiungendo la piena operatività entro il 10 aprile 2026. Questa fase transitoria è stata pensata per permettere un adattamento progressivo sia delle infrastrutture sia dei flussi di passeggeri, minimizzando i disagi durante il periodo di rodaggio del sistema.
Per i viaggiatori extra-europei abituali, una volta completata la prima registrazione, i controlli successivi dovrebbero essere significativamente più rapidi rispetto alle lunghe file per il timbro manuale. Il sistema promette di alleggerire la pressione sui punti di controllo frontaliero, rendendo l’esperienza di viaggio più fluida e riducendo i tempi di attesa complessivi.