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Home » Attualità » Il cane minacciato, la vacanza interrotta, i precedenti: i segnali terribili prima del femminicidio di Pamela Genini

Il cane minacciato, la vacanza interrotta, i precedenti: i segnali terribili prima del femminicidio di Pamela Genini

Un copione che si ripete nel femminicidio di Pamela Genini a Milano: i segnali, le minacce al cane, la vacanza interrotta e le violenze prima della tragedia di via Iglesias.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino15 Ottobre 2025Aggiornato:15 Ottobre 2025
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agente polizia scientifica via iglesias
agente polizia scientifica via Iglesias (fonte: Il Giorno)
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Un altro femminicidio. L’ennesimo. Ieri sera, in via Iglesias 33 a Milano, Pamela Geini, una giovane donna di 29 anni, è stata uccisa dal compagno Gianluca Soncin, 52 anni, al termine di una lite. Quello che emerge dalle testimonianze dei vicini e dalle ricostruzioni investigative è un quadro inquietante che ritrae Soncin come uomo non nuovo a minacce e violenze.

Pamela Genini era conosciuta nel quartiere come una persona gentile, sempre accompagnata dal suo inseparabile cagnolino bianco. Soncin, al contrario, veniva descritto come un uomo schivo e di poche parole. Una coppia che dall’esterno poteva sembrare normale, ma che nascondeva dinamiche violente e pericolose, a causa dei comportamenti dell’uomo.

Pamela Gemini
Pamela Gemini (fonte: Corriere della Sera)

La relazione tra i due era iniziata circa un anno prima. Tuttavia, già durante l’estate del 2024, erano emersi i primi segnali preoccupanti. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la coppia aveva deciso di trascorrere qualche giorno di vacanza all’isola d’Elba, ma il soggiorno si era concluso bruscamente e in anticipo. Pamela aveva deciso di tornare a Milano, infatti, dopo che Soncin aveva minacciato di uccidere il suo cane.

Circa sei mesi prima del femminicidio, si era verificato un altro episodio di violenza domestica. Una vicina di casa ha raccontato agli investigatori che una sera Gianluca Soncin si era presentato al portone del civico 33, riuscendo a farsi aprire da un altro condomino. L’uomo appariva tranquillo e sorridente, ma una volta salito al terzo piano, dove abitava Pamela, la situazione era precipitata. La donna si era rifiutata di farlo entrare in casa e aveva chiamato le forze dell’ordine.

Quando la polizia era arrivata sul posto, aveva gestito la situazione e allontanato l’uomo. In nessuno dei due casi la vittima aveva sporto denuncia. Questo tuttavia non deve essere considerato un elemento di colpevolizzazione per Genini. Spesso, purtroppo, le vittime sono come paralizzate dalla paura di non essere sostenute nel processo di separazione dai propri carnefici. Ciò, semmai, è indice di una  mancanza dell’intero sistema. Tuttavia, dalle testimonianze raccolte emerge con chiarezza che la ventinovenne aveva manifestato più volte l’intenzione di chiudere definitivamente la relazione con Soncin.

Nonostante questo, la coppia era stata vista insieme anche nelle settimane precedenti al femminicidio, lasciando pensare che la storia non fosse ancora conclusa o che Gianluca avesse tentato un riavvicinamento. È probabile che la sera del 14 ottobre il cinquantaduenne si sia presentato nuovamente davanti all’abitazione di Pamela con l’intento di convincerla a tornare con lui.

Secondo le prime ricostruzioni, l’aggressione sarebbe avvenuta sul terrazzo dell’appartamento, dopo una lite. Pamela è stata colpita ripetutamente con un’arma da taglio. Nel disperato tentativo di salvarsi, la giovane donna avrebbe cercato di chiedere aiuto attraverso il citofono, pronunciando la parola “Glovo” quando gli agenti di polizia hanno risposto, forse nel tentativo di mascherare la richiesta di soccorso e non far insospettire l’aggressore.

Le indagini hanno portato all’arresto immediato di Gianluca Soncin, che, dopo aver tentato di togliersi la vita con la stessa arma, si trova ora in custodia cautelare con l’accusa di omicidio volontario aggravato. L’uomo, originario di Biella, ha un precedente giudiziario che risale al 2010, quando fu coinvolto in un’inchiesta della Guardia di Finanza che portò allo smantellamento di una presunta associazione a delinquere specializzata nell’importazione fraudolenta di auto di lusso dalla Germania. L’operazione riguardava l’evasione dell’IVA attraverso un sistema di società cartiere che emettevano fatture per operazioni inesistenti, permettendo di vendere veicoli di prestigio a prezzi concorrenziali. Soncin, all’epoca trentasettenne, fu tra gli undici arrestati su ordinanza del Tribunale di Termini Imerese.

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