Un nuovo vertice tra Vladimir Putin e Donald Trump potrebbe svolgersi a Budapest entro le prossime due settimane. La conferma è arrivata direttamente dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, dopo la lunga telefonata di due ore e mezza tra i due leader, l’ottava dall’inizio del secondo mandato del presidente americano.
L’obiettivo dichiarato del faccia a faccia è fare un passo avanti sulla via della pace tra Russia e Ucraina, dopo oltre tre anni di conflitto. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha accolto con favore l’iniziativa attraverso il portavoce Olof Gill. Tuttavia, al di là delle implicazioni politiche e diplomatiche, l’eventuale arrivo di Putin sul suolo ungherese solleva questioni logistiche e legali di straordinaria complessità. Il primo nodo riguarda la rotta aerea che il presidente russo dovrebbe percorrere per raggiungere Budapest.

Per sorvolare lo spazio aereo dell’Unione Europea, infatti, servirebbe un’autorizzazione specifica, che dovrebbe essere concessa dai singoli Stati membri sotto forma di deroga. Esiste, poi, anche una rotta che dalla Russia porta all’Ungheria senza entrare nello spazio aereo europeo, ma non è chiaro se Mosca la sceglierà. L’ipotesi di sorvolare l’Ucraina, invece, pur tecnicamente possibile, viene considerata non saggia dalle fonti diplomatiche.
Ma il problema più delicato riguarda il mandato d’arresto internazionale che pende sul capo di Putin dal 2023. La Corte penale internazionale lo ha emesso in relazione all’invasione russa dell’Ucraina, accusandolo di crimini di guerra per la deportazione e il trasferimento di bambini ucraini da aree finite sotto controllo russo. Un portavoce della Corte penale internazionale ha ribadito con fermezza che l’Ungheria ha l’obbligo di arrestare Putin, nonostante la decisione di ritirarsi dallo Statuto di Roma, effettiva solo il 2 giungo 2026. Questo vuol dire che, fino a quella data, Budapest rimane vincolata ai suoi obblighi internazionali.
Quanto a Putin e al ministro degli esteri Sergey Lavrov, Hipper ha precisato che sono soggetti al congelamento dei beni, ma non specificamente al divieto di viaggio. Una distinzione tecnica che lascia margini interpretativi ma non elimina l’obbligo di arresto derivante dal mandato della Corte penale internazionale. Nonostante questi ostacoli apparentemente insormontabili, il premier ungherese Viktor Orbán sta già preparando il terreno per l’incontro.
Ieri il presidente Donald Trump ci ha detto di prepararci. Hanno deciso che i due ministri degli Esteri avrebbero cercato di risolvere le questioni rimanenti entro una settimana, e poi, una settimana dopo, sarebbero potuti venire qui a Budapest.
Orbán, inoltre, ha rivelato di aver dato ordine di creare un comitato organizzativo per preparare il vertice e che i lavori sono già iniziati. Ha annunciato anche l’intenzione di avere una conversazione telefonica con Putin per coordinare i dettagli dell’operazione.
Sta di fatto che la situazione crea un precedente senza precedenti nella recente storia europea: un leader mondiale ricercato per crimini di guerra che dovrebbe attraversare o sorvolare territori dell’Unione Europea per partecipare a un vertice di pace, mentre lo Stato ospitante è tecnicamente obbligato ad arrestarlo. Come questa contraddizione verrà risolta nelle prossime due settimane rimane uno dei più grandi interrogativi della diplomazia internazionale contemporanea.