Benvenuto presidente, film del 2013 diretto da Riccardo Milani, finisce con Peppino (Claudio Bisio) che, dopo aver scoperchiato i segreti della classe dirigente in carica, e aver chiesto la dimissione in massa dell’intero Parlamento, rivela di aver distrutto i dossier compromettenti di Janis e dell’amico Luciano; a quel punto, Peppino rinuncia alla carica di Presidente della Repubblica e torna a vivere nel suo paesino di montagna, dove convolerà a nozze con Janis. Nell’ultima scena del film, mentre tutti stanno pescando, Peppino riceve una telefonata che lo avverte della morte del Papa, e della conclusione del conclave. Tutto lascia intendere che, di nuovo, Peppino è stato scelto per qualcosa di importante. Per un momento il volto dell’uomo assume un’espressione corrucciata, ma dopo pochi istanti, torna il sorriso: Peppino vivrà la sua vita con Janis, lontano da ulteriori cariche istituzionali.
Giuseppe Garibaldi, detto Peppino, è un ingenuo e bonario pescatore delle montagne settentrionali, appassionato di letteratura, e gestore della biblioteca di paese; l’uomo, restio a mostrarsi in pubblico ha un figlio, molto più esuberante di lui, che vorrebbe spingerlo a fare qualcosa della sua vita, ma lui preferisce stare con i suoi pesci, finché un giorno una carovana di auto blu si presenta al ruscello; Peppino è stato nominato nuovo Presidente della Repubblica; a Roma, infatti, all’insaputa l’uno dell’altro, i capigruppo delle più importanti forze politiche hanno deciso, come segnale di protesta nei confronti della parte avversa, di dare i propri voti all’eroe risorgimentale. All’ultimo scrutinio, sarà proprio Garibaldi ad avere la meglio; Janis Clementi, de facto segretario di stato in vece del titolare Ranieri, afflitto da gravi problemi di salute, conferma che la votazione non si può annullare, e che l’unico Garibaldi a soddisfare tutti i requisiti è proprio Peppino, il pescatore. L’uomo, naturalmente, vorrebbe rinunciare, per la gioia dei tre politicanti, ma una volta giunto a Roma e resosi conto della disonestà intrinseca dei tre figuri, decide di accettare il mandato, per provare a cambiare la politica corrotta e fondata sulle raccomandazioni.
Gli inizi sono difficili; Peppino fatica ad adeguarsi allo stretto protocollo politico e Janis, che lo segue come un’ombra per evitare imbarazzi, stenta a contenere la spontaneità del nuovo Presidente, e mal sopporta la presenza di quel completo intruso; intanto, il consenso popolare è ai minimi storici; le gaffe e le eccentricità del nuovo presidente non piacciono. L’onda dell’opinione pubblica, però, inizia a cambiare quando Peppino promulga il decreto “Leggi chiare” per una migliore comunicazione delle leggi al cittadino, e allora i tre politicanti (il cui nome nel film non viene mai rivelato), temendo che l’onesto e ingenuo Peppino non sia poi così facile da detronizzare, chiedono l’aiuto del signor Fausto, un esponente dei servizi segreti, ormai in pensione, e specializzato in intercettazioni e valutazione della reputazione. Tutti gli sforzi, però, sembrano vani; Peppino non ha alcuno scheletro nell’armadio e anzi le intercettazioni ambientali, divulgate per vendetta da un sottosegretario, consegnano a tutta Italia l’immagine di un uomo pronto a regalare somme di denaro agli indigenti, e assolutamente restio a concedere favori o posizioni di prestigio ai parenti.
Il consenso popolare, già in ascesa, è ora all’apice; Fausto, allora, gioca sporco e inventa una macchia criminale nel passato di Peppino, costringendo l’amico Luciano a testimoniare contro di lui; l’uomo accetta, ma prima di tradire il presidente, cade vittima di un ictus e finisce in coma. Nel frattempo, Peppino si è innamorato di Janis, ma la donna, ligia al dovere e al protocollo, dopo aver respinto le sue avances, rassegna le dimissioni. Verrà richiamata poco dopo, quando, nel corso di una visita al capezzale di Luciano, il Presidente scompare nel nulla; Janis lo ritroverà come volontario nel reparto pediatrico dell’ospedale. Grazie alla capacità di entrare in contatto con la gente, Garibaldi convince il Presidente brasiliano ad acquistare 200 milioni di debito pubblico nazionale. La popolarità di Peppino è ormai alle stelle, e Janis, profondamente colpita dalle sue qualità umane, si innamora finalmente di lui. L’ennesimo tentativo di Fausto di rovinare la reputazione al Presidente ottiene l’effetto contrario: la marijuana che doveva essere messa nelle stanze durante un controllo, finisce per errore nelle pizze preparate per l’incontro con la delegazione cinese; la contagiosa allegria data dalla cannabis spinge gli orientali a imitare i colleghi brasiliani, e ad alleviare di altre centinaia di milioni il debito pubblico nazionale.
Dopo la scoperta delle pizze adulterate, Peppino si rende conto che i suoi tre avversari vogliono farlo fuori a tutti i costi, e con l’aiuto di Luciano, che aveva finto di essere ancora in coma per poter parlare con lui, scopre le macchinazioni di Fausto. Con la collaborazione di Ranieri, tornato in forze e ben felice di servire lo stato, Peppino gli tende una trappola: dopo avergli chiesto di mostrargli il suo archivio, in cui sono custoditi i segreti più intimi di tutti gli italiani, lo fa arrestare. Ora Peppino ha finalmente in mano le prove concrete di tutto il malaffare che lo circonda e può procedere a divulgarle, e a ripulire le istituzioni. Ordinando il materiale, l’uomo si accorge però che, fra i tanti faldoni, ce n’è uno intestato a Janis, e un altro a nome dell’amico. Peppino comunica alla sua promessa sposa che non può diventare come quelli che sta combattendo; deve divulgare il fascicolo, anche se questo significa mandare in prigione sua madre. La donna è attonita, ma Luciano, venuto a sapere che anche lui rischierà l’incriminazione per fatture false e evasione fiscale, accusa Peppino di essere un ipocrita e rompe, almeno apparentemente, la loro amicizia.
Il giorno della seduta parlamentare, Peppino annuncia trionfalistico la divulgazione dei documenti riservati e, in un accorato discorso, spinge la popolazione a non coltivare l’ipocrisia e a denunciare le malefatte, proprie e altrui: sarà lui il primo a dare l’esempio; si dimetterà insieme a tutti gli altri. Per salvaguardare i propri interessi personali, infatti, ha distrutto i fascicoli compromettenti di Janis e dell’amico. Con un salto temporale, ci ritroviamo nella biblioteca di montagna di cui Peppino era gestore; l’uomo ha appena raccontato gli eventi del film ai suoi compaesani, che non credono a una sola parola e lo dileggiano. All’improvviso, però, all’ingresso si presenta Janis in abito da sposa; è il giorno del matrimonio tra lei e Peppino. Il paese esulta, e i due innamorati possono finalmente iniziare la loro vita insieme.
Benvenuto presidente è un film commedia del 2013 di Riccardo Milani, con Claudio Bisio (Peppino), Kasia Smutniak (Janis), Gianni Cavina (Fausto), e Franco Ravera (Luciano. Cesare Bocci, Giuseppe Fiorello e Massimo Popolizio interpretano i tre politici corrotti, mentre in un cameo appaiono Lina Wertmuller, Pupi Avati e Steve Della Casa.