Il ladro di giorni, film del 2019 diretto da Guido Lombardo e tratto dal suo omonimo romanzo, finisce con Salvo che, dopo la morte di Vincenzo, risparmia la vita al Professore e, tornato in Trentino dagli zii, riflette sui giorni trascorsi assieme al padre e ripensa agli insegnamenti ricevuti. Dotato di una nuova consapevolezza, il bambino decide coasì di affrontare una volta per tutte le sue paure e si appresta a tuffarsi dall’altissimo trampolino, durante la consueta lezione di nuoto. Il film termina nel momento esatto in cui i piedi di Salvo si staccano dalla superficie del trampolino.
Salvo, all’età di 5 anni, è in spiaggia col padre, Vincenzo, il quale, dopo aver scorto in lontananza due poliziotti ad attenderlo, allontana con una scusa il bambino e si fa arrestare. Sette anni dopo, Salvo vive un’esistenza tranquilla e felice dagli zii materni in Trentino, diviso tra la scuola, in cui eccelle (riceverà il fiocco da primo della classe proprio grazie a un tema sul padre) e le attività sportive pomeridiane. Un giorno, Vincenzo, uscito di prigione, si presenta dalla famiglia di Salvo chiedendo di poterlo avere con sé per qualche giorno. Il bimbo, strappato alla sua vita quotidiana, è fortemente restio, e sfrutta ogni occasione per scappare o chiedere aiuto; dopo una prima sosta, il bambino scopre per puro caso le ragioni dell’improvvisato viaggio; Vincenzo deve trasportare a Bari un carico di materiale sensibile, e la sua presenza è una sorta di assicurazione contro i fermi stradali della polizia. L’uomo, insomma, deve consegnare un ingente quantitativo di droga al suo datore di lavoro di sempre, conosciuto da tutti come “il Vecchio”.
Il viaggio procede senza intoppi, ma arrivato a un bivio, Vincenzo decide di prendere la strada di Gravina di Puglia, per incontrare un suo antico sodale, Totò, e cercare notizie dell’enigmatico Professore che sembra ormai sparito nel nulla. Attraverso alcuni flashback, veniamo a sapere che Vincenzo è finito in prigione a causa di una spiata del Professore, un pittore dilettante, la cui casa veniva regolarmente usata come nascondiglio dopo le sparatorie. La polizia, infatti, aveva rinvenuto una Porsche su cui erano state rilevate le impronte di Vincenzo, Totò, e del loro terzo complice, Vito. Mentre Vincenzo coltiva propositi di vendetta, Salvo non riesce ancora a fidarsi completamente del padre, respinto dai suoi atteggiamenti bruschi e distanti. Totò, che si è rifatto una vita come ristoratore, esorta Vincenzo a lasciar perdere la sua ossessiva ricerca, ma l’uomo non sembra disposto; mentre prosegue il suo viaggio di lavoro in direzione di Bari, lungo il litorale incontra Vito, il cui carattere già debole, è stato completamente fiaccato dagli anni di prigionia; trasandato e inconcludente, il vecchio amico avvisa Vincenzo che la donna che faceva da modella al Professore al tempo del loro arresto, abita nella zona; vedendola tornare verso casa, Vito tenta di aggredirla, ma a fermarlo è proprio Vincenzo.
La lunga deviazione di percorso, peraltro, ha rinsaldato il rapporto tra padre e figlio; Salvo è diviso a metà tra il costante timore di essere di nuovo abbandonato e l’ammirazione verso Vincenzo. L’atteggiamento del bambino non cambia allorché scopre, per errore, il contenuto del carico; la disinvoltura del padre con le armi che sulle prime aveva scioccato Salvo, si rivela un’utile abilità quando padre e figlio subiscono un tentativo di rapina da alcuni balordi, messi in fuga sotto minaccia delle armi. Sentendosi ancora in colpa per il comportamento di Vito, Vincenzo va con Salvo a casa della donna del Professore, e anche grazie all’insistenza del bambino, riesce ad ottenere informazioni importanti sull’attuale ubicazione dell’uomo. Giunto a Bari, Vincenzo consegna il carico di droga al Vecchio, mentre Salvo lo attende trepidante, immerso nella lettura de L’Isola del tesoro. Proprio quando è ormai certo che Vincenzo sia fuggito lasciandolo lì, il padre si presenta alla guida di un furgoncino pieno di pellicce nuove da rivendere, omaggio del Vecchio: Salvo è particolarmente contento della nuova attività, ma il padre ha nascosto in un doppiofondo del veicolo, una pistola; rintracciato il Professore, l’uomo lo tallona, senza farsi vedere, con Salvo alle sue spalle; l’anziano professore sale una ripida scalinata aiutando una giovane donna, ammirata dal suo fascino, a portare a casa la spesa. Salutata la donna, il Professore riprende la salita, con Salvo a fare da vedetta e Vincenzo più nascosto. A un certo punto, però, il Professore capisce chi ha alle spalle e corre a perdifiato lungo la piazza. Vincenzo, con uno scatto, lo afferra, e intima a Salvo di fare qualche passo indietro.
Poi, estratta a pistola, la punta alla tempia del Professore che, pregando di avere salva la vita, racconta la verità; quella notte la modella aveva notato la lussuosa auto parcheggiata e aveva chiesto di poterla guidare. Il Professore aveva acconsentito e i due avevano passato la notte insieme sul litorale. Il mattino dopo, uscendo di casa, l’uomo aveva visto che la macchina era sparita, e aveva scorto due volanti della Polizia nelle vicinanze; lui, insomma, non ha tradito nessuno, si è trattato solo di un tragico sbaglio. Vincenzo, attonito, allontana la pistola dalla testa del Professore e si volta per tornare verso Salvo., ma il suono di un colpo d’arma da fuoco echeggia nell’aria, e dall’addome di Vincenzo inizia a sgorgare il sangue; il Professore ha usato la sua pistola contro di lui, per poi ritrarsi spaventato. Salvo, dopo essersi chinato sul padre morente, afferra la sua pistola e la punta verso al Professore, pronto a sparare.
Una dissolvenza ci riporta, tempo dopo, in Trentino; Salvo, al solito, fatica durante l’allenamento di nuoto, mentre la sua voce fuoricampo ricapitola i suoi pensieri; se avesse ucciso il Professore, sarebbe diventato una persona cattiva, come suo padre. Ma suo padre è stato anche stupido, perché non ha saputo essere cattivo fino in fondo, e ci ha rimesso la vita. Ma, tutto sommato, le persone più pericolose non sono i cattivi, bensì gli stupidi, i quali non si rendono conto delle conseguenze delle proprie azioni. Salendo a passi misurati gli innumerevoli scalini che portano alla cima dell’altissimo trampolino, Salvo riflette che lui, crescendo, non vorrà essere né stupido né cattivo, ma solo coraggioso. Con accanto il fantasma del padre ad incoraggiarlo, Salvo stacca i piedi della pedana, per compiere il tanto temuto tuffo.
Il ladro di giorni è un film di Guido Lombardo, con Riccardo Scamarcio (Vincenzo), Augusto Zazzaro (Salvo, Massimo Popolizio (Totò), Carlo Cerciello (Il Professore).