Gli ultimi mesi di vita di Andrea Purgatori sono stati segnati da una grave malattia, una serie di ischemie cerebrali che sarebbero state scambiate per un tumore al cervello, e che attualmente è al centro di un’inchiesta. La denuncia è partita dalla famiglia, che ha chiesto di verificare la correttezza delle cure ricevute. I familiari hanno parlato di “breve e fulminante malattia”; in realtà, però, dietro la morte di Andrea Purgatori si cela un intrico medico-legale su cui adesso indaga per omicidio colposo la procura di Roma, che ha disposto l’autopsia del cadavere. Proviamo a fare luce su quanto sappiamo finora.
Tutto ha inizio il 24 aprile scorso, quando Andrea Purgatori viene ricoverato presso la clinica privata Villa Margherita per un vago senso di spossatezza. Gli esami mettono in luce parametri fuori posto. Il giornalista viene, quindi, ricoverato presso la clinica Casa di Cura Pio XI. Qui, i primi di maggio, il professor Gianfranco Gualdi, responsabile della radiologia e riconosciuto esperto in materia, formula una pesante diagnosi di tumore al polmone con metastasi diffuse agli organi vicini e al cervello. Per il radiologo la situazione è assai grave e serve iniziare la radioterapia il prima possibile.
Fino a quel momento, però, Andrea Purgatori è in ottima salute e prosegue la sua attività professionale, tanto che i medici si stupiscono delle sue condizioni in rapporto al quadro clinico, che è quello di un malato terminale. Il giornalista, allora, si rivolge a un altro centro altamente specializzato, dove diagnosi e radioterapia vengono confermate. Si prosegue, quindi, con gli alti dosaggi. Dopo pochi giorni, però, la situazione inizia a peggiorare a vista d’occhio. Andrea Purgatori, infatti, è sempre più affaticato e in stato confusionale, senza dubbio provato dagli effetti collaterali dei farmaci. Nella clinica privata Villa Margherita, però, i medici confermano che il tumore e le metastasi sono in regressione. Il giornalista, nel frattempo, inizia a non svolgere le attività quotidiane, non mangiando e non bevendo.
L’esito di una nuova tac a cui viene sottoposto a Villa Margherita sconvolge tutte le nuove certezze acquisite. I medici riscontrano alcune ischemie cerebrali, forse curabili, ma non trovano traccia di metastasi al cervello. Per il medico, questa diagnosi, clamorosamente differente a quella curata con le terapie fino a quel momento, coincide con il quadro clinico del paziente. Due giorni dopo, una risonanza magnetica non esclude soltanto la presenza di metastasi ma persino che ci siano mai state.
L’8 luglio, Andrea Purgatori (che ormai sta malissimo) viene portato al Policlinico Umberto I. Lì, un radiologo conferma la presenza di metastasi al cervello, riscontrata a suo dire da un ulteriore quanto nebbioso esame. Quel radiologo collabora anche con la Casa di Cura Pio XI. Anzi, quel radiologo era uno dei firmatari del referto. Il 19 luglio, Andrea Purgatori muore al Policlinico Umberto I. Il medico Gualdi e un tecnico risultano indagati. Al momento, i familiari sono decisi ad approfondire eventuali responsabilità dei medici.
L’autopsia molto probabilmente, sarà effettuata nella giornata di lunedì. Se l’esame confermerà la presenza di metastasi l’indagine potrebbe andare verso un’archiviazione, ma in caso contrario si aprirà una battaglia tra medici legali, consulenti e periti di settore. Gli accertamenti non saranno rapidi e ci vorrà del tempo.