I lanzichenecchi citati ieri da Alain Elkann nel suo articolo scritto per la Repubblica, hanno un significato che si riferisce ad un folto gruppo di persone distruttive e moleste, come i giovani ragazzi di cui si parla nel pezzo. Nella realtà infatti, i lanzichenecchi infatti erano dei mercenari assoldati da Legioni tedesche del Sacro Romano Impero Germanico. Essi furono impiegati a vario titolo tra la fine del XIV secolo e il XVII secolo. E passarono alla storia per la loro crudeltà nei confronti dei nemici e per la distruzione che lasciavano dietro di sé.
Landsknecht, il nome originale tedesco, vuol dire servo della terra. Erano infatti reclutati soprattutto tra le famiglie dei contadini. In particolare tra coloro che preferivano la carriera militare al lavoro nei campi.
Tra le imprese dei lanzichenecchi, responsabili della diffusione della peste, ricordiamo il Sacco di Mantova nel luglio del 1630, immortalato anche nei Promessi sposi di Alessandro Manzoni.
Alain Elkann, sposato dal ’75 all’81 alla figlia di Gianni Agnelli, Margherita, e padre di John Elkann, responsabile del Gruppo Fiat, ha utilizzato il termine lanzichenecchi per riferirsi a un gruppo di ragazzi “molesti”, trovati a bordo di un treno per Foggia.
“Non pensavo che si potesse ancora adoperare la parola lanzichenecchi, eppure mi sbagliavo” è l’incipit del racconto a firma del giornalista e scrittore, pubblicato ieri da la Repubblica. Un pezzo che ha scatenato tantissime polemiche per il modo di descrivere un gruppo di adolescenti in viaggio. Equiparati, appunto, ai temibili soldati tedeschi.
Non sono mancate le prese in giro sui social per Elkann e il suo atteggiamento snob. Che ha scatenato oltretutto la dura reprimenda del Comitato di redazione del giornale fondato da Eugenio Scalfari.
“Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari (…) ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi. Imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà”, si legge nella nota.