Da animali curiosi e socievoli a creature violente e aggressive. Negli ultimi mesi, una serie di attacchi improvvisi e violenti da parte di leoni marini ha allarmato i frequentatori delle spiagge della California del Sud. Le punte di parossismo erano tali da spingere le persone che li hanno incontrati a definirli “demoniaci”. Il motivo di una tale trasformazione? Purtroppo l’avvelenamento da acido domoico, una tossina prodotta da fioriture algali anomale che stanno mettendo in crisi l’intero ecosistema marino.
Tutto comincia con un’alga microscopica chiamata Pseudo-nitzschia australis. Questa specie può produrre acido domoico, una neurotossina che si accumula nei piccoli pesci e nei molluschi filtratori, di cui delfini e leoni marini sono ghiotti. Quando questi mammiferi si nutrono, allora, la tossina raggiunge il loro sistema nervoso, provocando sintomi gravi come letargia, disorientamento, crisi convulsive, tremori, comportamenti ripetitivi e, nei casi più acuti, uno stato di aggressività incontrollata.
Nelle ultime settimane gli attacchi a umani si sono moltiplicati in maniera molto evidente. Surfisti e semplici visitatori hanno parlato di leoni marini dallo sguardo feroce, bocca spalancata e i denti in mostra. In un caso, l’animale ha aggredito un uomo, mordendolo e trascinandolo sott’acqua.

Secondo il Channel Islands Marine and Wildlife Institute (CIMWI), nel 2022 sono stati soccorsi 262 animali colpiti dallo stesso avvelenamento. Nel 2023 il numero è più che raddoppiato, arrivando a 651. Nei soli mesi di febbraio e marzo 2025, il Marine Mammal Care Center di Los Angeles ha accolto almeno 195 leoni marini malati, contro i 50 dello stesso periodo l’anno precedente.
Il fenomeno dunque è in crescita sensibile. Ciò dipende dalla diffusione più estesa di queste alghe tossiche, certamente legata al cambiamento climatico e all’alterazione degli equilibri marini.
Ciò si ripercuote sulla comunità in vari modi, anche perché trattare gli animali colpiti da avvelenamento da acido domoico è complesso e dispendioso. Non esiste un antidoto, ma si può intervenire iniettando fluidi sottocutanei per espellere la tossina, sedativi, farmaci anticonvulsivi. Tuttavia, il decorso è lento e variabile. Alcuni leoni marini restano comatosi per settimane. Altri si risvegliano in uno stato di aggressività neurologica che, se non regredisce, può indicare danni cerebrali permanenti, rendendo necessaria l’eutanasia.