Gli scimpanzé non parlano come noi, ma il modo in cui comunicano è sorprendentemente vicino al linguaggio umano. Un nuovo studio tedesco ha scoperto che queste scimmie utilizzano combinazioni di suoni per esprimere messaggi più complessi, simili a frasi. Inoltre, un altro studio ha rivelato che tamburellano con ritmo, forse gettando le basi della musica. Queste scoperte ci aiutano a capire meglio da dove viene il nostro linguaggio, mostrandoci che alcune sue parti fondamentali erano già presenti milioni di anni fa nei nostri antenati comuni con gli scimpanzé.
Gli esseri umani sono l’unica specie conosciuta per l’uso del linguaggio, che funziona grazie a regole ben precise: mettiamo insieme suoni per formare parole, poi uniamo le parole in frasi con un certo ordine (la sintassi) per creare significati infiniti. Per molto tempo si è pensato che solo noi potessimo fare questo tipo di combinazioni. Ma i nuovi studi sugli scimpanzé ci dicono che non è proprio così.
Nel Parco Nazionale di Taï, in Costa d’Avorio, i ricercatori hanno registrato migliaia di richiami di tre gruppi di scimpanzé selvatici. Hanno scoperto che questi animali usano almeno 12 tipi di richiami diversi, ma ciò che sorprende è che li combinano tra loro in almeno 16 modi diversi per cambiare o arricchire il significato del messaggio.

Ad esempio, un richiamo “A” poteva voler dire “sto mangiando”, un richiamo “B” “mi sto riposando”, e il richiamo “AB” significava entrambe le cose: “sto mangiando e mi sto riposando”. In altri casi, le combinazioni davano significati nuovi, che non si potevano prevedere solo dai singoli suoni, proprio come avviene nelle frasi idiomatiche del linguaggio umano.
Questa capacità combinatoria è una caratteristica essenziale del linguaggio, e il fatto che anche gli scimpanzé la usino in molti contesti diversi (non solo per avvisare di un predatore, come si pensava prima) suggerisce che il loro sistema di comunicazione è molto più sofisticato di quanto si credesse. Alcuni scienziati ritengono che queste capacità complesse fossero già presenti nel nostro ultimo antenato comune con gli scimpanzé e i bonobo.
Ma non finisce qui. Un altro studio, stavolta britannico, ha dimostrato che gli scimpanzé non si limitano a vocalizzare: tamburellano ritmicamente sulle radici degli alberi. Ogni individuo ha il proprio stile, ma soprattutto, non lo fa a caso. I ricercatori hanno analizzato 371 episodi di tamburellamento da parte di 47 scimpanzé di sei gruppi, appartenenti a due sottospecie diverse: gli scimpanzé orientali e quelli occidentali. Tutti producevano ritmi con una certa regolarità, cioè non casuali, con schemi che si ripetevano in modo prevedibile. Questo è un elemento chiave della musica e del linguaggio umano: la prevedibilità del ritmo.
Le scoperte mostrano che le basi del linguaggio e della musica non sono nate da un giorno all’altro con l’essere umano, ma erano già presenti, almeno in forma rudimentale, nei nostri antenati comuni con gli scimpanzé, sei o sette milioni di anni fa. Questi risultati non solo mettono in discussione l’idea che il linguaggio sia esclusivamente umano, ma ci aiutano anche a riscoprire il legame profondo che abbiamo con i nostri parenti evolutivi più stretti.