Una scoperta scientifica straordinaria potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce del Parkinson: due cani addestrati sono riusciti a identificare la malattia neurodegenerativa attraverso l’olfatto, raggiungendo un’accuratezza del 98% prima ancora che i sintomi tradizionali si manifestino.
La ricerca, condotta in collaborazione tra Medical Detection Dogs, le Università di Bristol e Manchester, ha dimostrato che i cani addestrati possono distinguere tra campioni di sebo prelevati da persone con e senza malattia di Parkinson. I risultati, pubblicati il 15 luglio nel Journal of Parkinson’s Disease, mostrano livelli di sensibilità fino all’80% e specificità fino al 98%.
I protagonisti dello studio sono stati Bumper, un Golden Retriever, e Peanut, un Labrador nero, addestrati dall’organizzazione benefica Medical Detection Dogs. Durante diverse settimane, i cani hanno analizzato oltre 200 campioni olfattivi, imparando a distinguere tra campioni positivi di pazienti con Parkinson e campioni di controllo di persone sane.
Il sebo, sostanza oleosa prodotta naturalmente dalla pelle, cambia quando la malattia di Parkinson è presente. Questa alterazione chimica, impercettibile per l’olfatto umano, rappresenta un biomarcatore precoce che può manifestarsi anni prima dei sintomi motori classici come tremori, rigidità muscolare e rallentamento dei movimenti.

La scoperta trae ispirazione dall’osservazione di Joy Milne, un’infermiera scozzese che notò un cambiamento nell’odore del marito molto prima della diagnosi ufficiale. La sua testimonianza ha spinto i ricercatori a investigare le impronte molecolari nell’olio cutaneo.
La metodologia utilizzata nello studio ha seguito rigorosi protocolli clinici. Nel test in doppio cieco, solo un computer sapeva dove si trovavano i campioni corretti, e ogni serie veniva presentata anche in ordine inverso. I campioni di garza venivano fissati su supporti e i cani venivano ricompensati per l’identificazione corretta dei campioni positivi.
Attualmente non esistono test precoci per il Parkinson e i sintomi possono iniziare fino a 20 anni prima che diventino visibili e persistenti, portando a una diagnosi confermata. Claire Guest, CEO di Medical Detection Dogs, sottolinea l’importanza di questa scoperta: “Una diagnosi tempestiva è fondamentale poiché il successivo trattamento potrebbe rallentare la progressione della malattia e ridurre l’intensità dei sintomi“.
L’applicazione di questo metodo potrebbe estendersi ad altre malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e la sclerosi multipla, promettendo una nuova era nella diagnosi precoce delle patologie neurologiche attraverso metodologie semplici, economiche e non invasive.