Lo Squalo, diretto da Steven Spielberg nel 1975, è uno di quei film che continua a perpetrare terrore attraverso il grande schermo, nonostante la realizzazione sia piuttosto rudimentale. Soprattutto se paragonata alle possibilità attuali. Nonostante questo, però, la pellicola riesce a generare paura fondando il suo potenziale su un evento potenziale e possibile. In effetti, non tutti sanno che la storia, oltre ad essere il primo Blockbuster estivo, trae ispirazione dal libro di Peter Benchley, fondato a sua volta agli attacchi di squali realmente accaduti nel Jersey Shore del 1916.
La prima vittima, infatti, è Charles Vansant. Nel 1916 l’uomo viene mutilato da uno squalo vicino a un hotel a Beach Haven, in New Jersey. L’animale gli strappa gli arti con un morso, causandone in poco tempo la morte per dissanguamento. La notizia fa immediatamente il giro della costa ma, altrettanto velocemente, viene dimenticata.
Almeno fino a quando non accade un secondo evento drammatico. Questa volta ad essere coinvolto è Charles Bruder, nelle acque di Spring Lake, a pochi chilometri dal primo attacco. Anche in questo caso l’uomo perde le gambe con con un solo morso dell’animale, andando incontro allo tesso destino della prima vittima.
Gli eventi in sé, comunque, sono assurdi, visto che avvengono sulle coste di un fiume dove, normalmente, non è possibile trovare degli squali. Nonostante questo, però, gli attacchi continuano. Altre vittime sono Lester Stilwell, un bambino di dieci anni, e Watson Stanley Fisher, che ha tentano inutilmente di salvarlo. Unico sopravvissuto, invece, il piccolo Joseph Dunn che, quasi miracolosamente, è uscito vivo nonostante l’attacco.
Ad oggi, comunque, non è ben chiaro come tutto questo sia avvenuto. L’elemento importante, però, è che ha contribuito a generare uno stato di terrore derivato da una paura improvvisa e inaspettata. Gli stessi sentimenti che, in effetti, rappresentano il cuore stesso del film e, molto probabilmente, il suo successo.