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Home » Ambiente » Animali » Perché nel 2024 ci sono stati pochi attacchi di squali? Lo rivela un report (ma la notizia è buona a metà)

Perché nel 2024 ci sono stati pochi attacchi di squali? Lo rivela un report (ma la notizia è buona a metà)

Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino11 Febbraio 2025
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Uno squalo
Uno squalo (fonte: Unsplash)
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Nel 2024 gli attacchi di squali sono stati insolitamente pochi rispetto alla media degli ultimi dieci anni. Il nuovo rapporto dell’International Shark Attack File evidenzia un calo significativo, con solo 47 attacchi non provocati a livello mondiale, 22 in meno rispetto al 2023. Anche le vittime fatali sono diminuite drasticamente: solo quattro morti, contro le 14 dell’anno precedente. Questo dato sorprendente ha portato gli esperti a interrogarsi sulle possibili cause di questa riduzione, suggerendo fattori come il cambiamento climatico e la diminuzione delle popolazioni di squali.

Uno squalo in fondo al mare
Uno squalo in fondo al mare (fonte: Unsplash)

Il calo degli attacchi di squali potrebbe essere legato a diversi fattori, tra cui la riduzione delle popolazioni di squali a causa della pesca intensiva. Ogni anno, l’uomo uccide circa 80 milioni di squali e razze, riducendo drasticamente il numero di esemplari presenti negli oceani. Con meno squali nei mari, diminuiscono naturalmente anche le interazioni tra questi animali e gli esseri umani. Inoltre, il riscaldamento globale sta modificando gli habitat naturali degli squali, alterando le loro rotte migratorie e portandoli in zone meno frequentate dall’uomo.

Gli Stati Uniti si confermano il paese con il maggior numero di attacchi, con 28 casi confermati. La Florida, in particolare, resta lo stato più colpito, con 14 attacchi, di cui otto nella Contea di Volusia, considerata la “capitale mondiale dei morsi di squalo”. Tuttavia, solo un attacco negli USA è stato fatale, quello avvenuto a Oahu, Hawaii, che ha provocato la morte del surfista e bagnino Tamayo Perry. Gli altri tre decessi sono avvenuti in Egitto, alle Maldive e in acque internazionali al largo del Sahara Occidentale. Quest’ultimo caso è stato particolarmente insolito, essendo il primo attacco mai registrato nella regione.

Le attività più a rischio restano il nuoto e il wading, ovvero il camminare in acque basse (50% degli attacchi), seguiti dal surf (34%) e dallo snorkeling o immersioni in apnea (8%). Il motivo per cui i surfisti sono spesso vittime di morsi è dovuto alla scarsa visibilità nelle zone in cui praticano il loro sport. Le onde sollevano la sabbia, riducendo la capacità degli squali di distinguere una tavola da una preda naturale.

Nonostante l’attenzione mediatica, il rischio di essere attaccati da uno squalo è estremamente basso. Le probabilità di morire a causa di un morso di squalo negli Stati Uniti sono di circa 1 su 4,3 milioni. Per fare un confronto, le morti causate da fulmini o punture di api sono molto più frequenti. Inoltre, per i bagnanti, i pericoli principali restano le forti correnti e il rischio di annegamento.

Per ridurre ulteriormente il rischio di attacco da parte di uno squalo, gli esperti raccomandano alcune precauzioni:

  • evitare di nuotare da soli
  • stare lontani da aree di pesca
  • non indossare gioielli scintillanti
  • non entrare in acqua all’alba o al tramonto, quando gli squali sono più attivi.

Seguendo queste linee guida, il rischio di un incontro ravvicinato con uno squalo rimane minimo.

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