Dagli Stati Uniti, precisamente dalla Florida, arriva la storia degli squali cocainomani. Più precisamente, alcuni esemplari di questi predatori, durante uno studio di una settimana, effettuato nelle acque delle Florida Keys, hanno dimostrato atteggiamenti insoliti, probabilmente legati all’ingestione di balle di cocaina disperse da narcotrafficanti. Questo perché la cocaina è molto solubile e basta che i pacchi si aprano un po’, perché contamini l’acqua. Nei prossimi mesi, gli studiosi proveranno a prelevare il sangue degli squali per effettuare ulteriori test.
Nello specifico, tra i comportamenti più strani rilevati in alcuni esemplari, sono stati segnalati uno squalo martello, solitamente molto diffidenti nei confronti degli esseri umani e che avrebbe puntato dritto all’equipe di studiosi intervenuti a studiare il fenomeno. C’è stato anche uno squalo grigio (Carcharhinus plumbeus) che ha dimostrato un comportamento singolare, dando l’impressione di aver “puntato” qualcosa, nuotando in cerchi concentrici attorno ad essa, ma non c’era nulla.
Questo episodio ha messo in evidenza un problema quello dello smaltimento della cocaina nell’Oceano, le cifre parlano di 6400 kg di sostanza recuperati dalla Guardia Costiera nel Mar dei Caraibi e nell’Oceano Atlantico per un valore totale che sfiora i 200 milioni di dollari. Tom Hird, biologo marino, e Tracy Fanara, scienziata ambientale, hanno condotto uno studio per valutare il comportamento degli squali che reagiscono alle balle di cocaina che invadono il mare. “La cocaina è talmente solubile, che basta che qualcuna di quelle balle si apra appena un po’, perché finisca in mare” – ha spiegato Fanara, che ha aggiunto – “Mentre giravamo nelle Keys, le balle di cocaina puntualmente finivano spiaggiate sulla riva, almeno due volte a settimana. Quindi è un problema rilevante”
Le telecamere di Discovery Channel hanno ripreso i risultati di questi test nel documentario Cocaine Sharks con Hird e Fanara che si sono immersi per studiare il comportamento di questi animali. Simulando il lancio delle balle di cocaina in mare i due scienziati si sono accorti che gli squali ne erano attratti e vi si avventavano sopra per consumarne il contenuto. Il risultato è quello di comportamenti anomali degli squali che hanno evidenziato reazione alle sostanze stupefacenti. Le balle lanciate dai due studiosi, da un aereo, contenevano in realtà polvere di pesce, per simulare la consistenza della cocaina.
L’esperimento sugli squali cocainomani ha dunque riacceso la luce su un problema fin troppo presente negli Stati Uniti e che andrebbe quanto prima debellato. Una difficoltà che va ben al di là dei problemi di inquinamento ambientale. Nei prossimi mesi, ha spiegato Fanara, saranno effettuati dei prelievi ematici dagli squali per vedere se effettivamente nel loro sangue sono presenti tracce di cocaina o altre sostanze.