L’eco ansia è un sentimento sociale di forte preoccupazione riguardo al futuro ambientale del Pianeta, legato a considerazioni sul riscaldamento climatico globale, al verificarsi sempre più frequente di disastri naturali, e/o alla frequenza sempre maggiore di eventi metereologici violenti, o ancora, all’importante impatto di diretti interventi umani sull’integrità dell’ecosistema (come nel caso delle deforestazioni). Il fenomeno, secondo i maggiori studi, sembra coinvolgere maggiormente la cosiddetta generazione Z, che comprende i nati fra il 1995 e il 2010; secondo una ricerca condotta dall’autorevole rivista medica The Lancet presso una platea di 10,000 giovani tra i 16 e i 25 anni, il 50% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi “triste ed impotente” di fronte alla crisi climatica, e di sentirsi personalmente responsabile per i problemi climatici. L’eco-ansia, anche chiamata “ansia climatica” in letteratura, causa una serie di sintomi e comportamenti più o meno specifici nell’individuo colpito. Si riscontrano infatti:
- Irritabilità
- Insonnia
- Inappetenza
- Spossatezza occasionale
- Spasmi muscolari
- Vere e proprie crisi d’ansia ogni qual volta si affrontino discorsi legati all’ambiente
- Pensieri ossessivi e continui incentrati sulle questioni climatiche, impossibilità di controllare o fermare questo loop mentale
- Prese di posizione radicali riguardo ad aspetti importanti della propria vita, come l’avere figli; in quest’ottica procreare è considerato rischioso per la finitezza delle risorse naturali
- Difficoltà nelle normali relazioni sociali con familiari e amici, difficoltà a concentrarsi nelle attività quotidiane
- Senso di impotenza, che porta a una sensazione psicosomatica di oppressione e soffocamento
A questi sintomi comuni, si aggiunge e affianca il disturbo della cosiddetta solastalgia, ovvero uno stato di malessere emotivo legato al repentino cambiamento delle condizioni ambientali circostanti, causate da un evento meteorologico improvviso o da un disastro naturale; il disturbo, non ancora ufficialmente inserito nel Manuale diagnostico – statistico delle malattie mentali (DSM), è caratterizzato da una vasta gamma di sensazioni quali nostalgia, senso di perdita, ansia, disturbi del sonno, stress, dolore, depressione, che possono portare a conseguenze serie come attacchi di panico, desideri suicidi, PTSD, aggressività, abuso di sostanze;
Come spiegato dal filosofo e docente di Politiche ambientali Glenn Albrecht, che ha coniato il termine eco ansia nel 2005, la solastalgia è comune a tutte le vittime di un qualsivoglia disastro naturale, che a causa di esso abbiano perso la casa, o comunque abbiano subito un trauma legato alla propria situazione ambientale e/o abitativa, che porti a un cambiamento sostanziale nella percezione del proprio ambiente circostante. “La solastalgia è la nostalgia di casa… quando sei ancora a casa; qualcosa di simile al dolore o alla malattia causati dalla perdita o dalla mancanza di conforto e sicurezza; ad esso è legato anche un senso di isolamento connesso allo stato attuale della propria abitazione e del proprio territorio.”
Prosegue Albrecht: “Il termine solastalgia si riferisce in particolare al dolore sperimentato quando il luogo in cui si risiede è considerato sotto immediato attacco, e si manifesta nell’erosione del senso di appartenenza (identità) ad un luogo particolare e in una sensazione di angoscia legata alla trasformazione ambientale, unita alla volontà di mantenere il luogo in cui si risiede nello stato in cui si trovava precedentemente, di modo che esso torni a generare conforto e sollievo.”