Quelli bravi la chiamano serendipità, ovvero una casualità che si rivela fonte di preziose rivelazioni. Il 13 gennaio 2025, un gigantesco iceberg, denominato A-84, si è staccato dalla piattaforma George VI in Antartide, liberando un’area di fondale marino di circa 540 chilometri quadrati. Per la prima volta, gli scienziati hanno potuto esplorare questa regione, rimasta celata sotto strati di ghiaccio per secoli. La sorpresa è stata enorme: il fondale, invece di essere un deserto sterile, pullula di vita, ospitando coralli, spugne, polpi, ragni di mare e molte altre forme di vita adattatesi a condizioni estreme.
Il team di ricerca, a bordo della nave R/V Falkor (too) dell’Istituto Schmidt, ha approfittato di questa rara opportunità per condurre un’indagine interdisciplinare su geologia, oceanografia e biologia della zona. Grazie all’uso del veicolo sottomarino telecomandato SuBastian, gli scienziati hanno esaminato il fondale marino fino a 1.300 metri di profondità. I dati raccolti hanno rivelato un ecosistema florido e complesso, in netto contrasto con le aspettative. Le dimensioni di alcune specie suggeriscono che la comunità marina si sia sviluppata per decenni, forse persino centinaia di anni, sotto la spessa coltre di ghiaccio.

Una delle domande più intriganti riguarda la sopravvivenza di queste forme di vita. Come hanno fatto a sopravvivere e prosperare in un ambiente privo di luce solare diretta? Gli scienziati ipotizzano che le correnti oceaniche sotto il ghiaccio trasportino nutrienti essenziali, permettendo lo sviluppo di un ecosistema ricco. Questa scoperta potrebbe modificare la comprensione attuale di come la vita marina si adatta alle condizioni estreme e di come gli ecosistemi polari reagiscono ai cambiamenti climatici.
Oltre alla biodiversità, la missione ha permesso di raccogliere campioni geologici per analizzare il comportamento passato della calotta glaciale antartica. La piattaforma George VI, come altre aree dell’Antartide, sta perdendo massa a causa del riscaldamento globale. Comprendere questi processi è cruciale per migliorare le previsioni sull’innalzamento del livello del mare e sulle future trasformazioni dell’ecosistema marino.
Le informazioni raccolte contribuiranno agli sforzi internazionali per proteggere la biodiversità marina e sviluppare politiche di conservazione basate su dati scientifici.