Per secoli, la parola Siberia ha evocato immagini di lande gelate, fiumi ghiacciati e inverni interminabili. Un luogo remoto e implacabile, simbolo di esilio e isolamento, dove le temperature scendevano facilmente sotto i -40°C. Ma nel contesto attuale dei cambiamenti climatici, quella cartolina glaciale è ancora valida? La risposta è più complessa di quanto sembri. Sì, la Siberia è ancora fredda, ma sempre meno. E il cambiamento è sotto gli occhi di climatologi, geologi e persino delle popolazioni locali.
Negli ultimi vent’anni, infatti, diverse aree della zona hanno registrato un riscaldamento più rapido rispetto alla media globale. Secondo dati del Copernicus Climate Change Service, la Siberia orientale ha vissuto nel 2020 un’ondata di caldo eccezionale, con temperature fino a 38°C nella cittadina di Verchojansk, vicino al Circolo Polare Artico. Era il 20 giugno, e si trattava del giorno più caldo mai registrato nella regione. Un record che ha fatto il giro del mondo, sfidando l’immaginario collettivo del frigorifero russo.

Il riscaldamento della Siberia, però, non è un fenomeno isolato, ma parte di un processo più ampio. L’Artico si sta scaldando quasi quattro volte più velocemente del resto del pianeta, e la Siberia, che ne occupa buona parte, ne subisce direttamente le conseguenze. Tra queste, lo scioglimento del permafrost, il suolo perennemente ghiacciato che custodisce metano e anidride carbonica. Quando savviene, rilascia gas serra nell’atmosfera, alimentando ulteriormente il cambiamento climatico. È un circolo vizioso, difficile da interrompere.
Le conseguenze non sono solo climatiche. In città come Norilsk e Yakutsk, gli edifici costruiti su permafrost instabile cominciano a inclinarsi o a crollare. Strade e infrastrutture vengono danneggiate, mentre l’agricoltura e l’allevamento devono adattarsi a stagioni più lunghe e incerte. Perfino la natura cambia volto: la tundra si ritira, lasciando spazio a foreste e incendi. L’aumento delle temperature, infatti, ha anche incrementato il numero e l’intensità dei roghi estivi.
Tuttavia, non tutta la Siberia si sta riscaldando allo stesso ritmo. Le regioni occidentali, più vicine agli Urali, registrano variazioni più contenute, mentre l’estremo nord-est è quello più colpito. E il freddo, per ora, non è scomparso, gli inverni rimangono lunghi e rigidi, soprattutto nelle aree più interne. Ma la tendenza è chiara: la Siberia di oggi non è più quella di ieri.
Quindi, sì, la Siberia è ancora fredda. Ma è meno fredda di prima, e in rapido cambiamento. Un cambiamento che riguarda tutti, perché ciò che accade nel permafrost siberiano non resta confinato in Russia. Ha ricadute globali, dal clima alle emissioni, dalla geopolitica all’economia. E ignorarlo sarebbe un errore tanto grande quanto sottovalutare una tempesta in arrivo.