l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia osservatorio dell’Etna ha comunicato che c’è stata una colata lavica a quota 3000 metri questa mattina, con l’apertura di una bocca effusiva (ovvero di un taglio da cui fuoriesce la lava) posizionata sul versante meridionale della Bocca Nuova. Tanto basta per chiedere quanto sia davvero pericoloso questo vulcano. La risposta breve è sì, ma non eccessivamente. Con i suoi 3.350 metri di altezza, il vulcano domina la costa orientale dell’isola ed è sempre sotto controllo.
Paradossalmente, proprio la sua continua attività rappresenta uno dei principali fattori di sicurezza. L’Etna rilascia energia quasi costantemente attraverso vapore ed eruzioni frequenti, le singole manifestazioni eruttive hanno generalmente una forza minore rispetto ai vulcani che rimangono inattivi per lunghi periodi. Per questo motivo è un vulcano più sicuro rispetto al Vesuvio, considerato uno dei più pericolosi al mondo proprio per la sua prolungata inattività.
Le eruzioni dell’Etna sono caratterizzate prevalentemente da attività stromboliana (spettacolari esplosioni vulcaniche moderate e regolari che lanciano brandelli di lava incandescente a poche centinaia di metri dal cratere), colate laviche ed emissioni di ceneri. La lava che fuoriesce dal vulcano presenta una viscosità elevata che ne rallenta il movimento e dà tempo prezioso per ogni intervento o per eventuali evacuazioni.
L’Etna dispone di uno dei sistemi di monitoraggio più avanzati al mondo, gestito dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. La rete di sorveglianza comprende decine di stazioni sismiche permanenti, telecamere termiche, sensori GPS e rilevatori di gas che operano 24 ore su 24.

Nonostante la sua natura relativamente docile, l’Etna non è privo di rischi. Le colate laviche possono danneggiare abitazioni e infrastrutture, particolarmente quando le eruzioni si verificano da bocche poste a bassa quota. La storia moderna ricorda eventi significativi come le eruzioni del 1991-1993 che minacciarono Zafferana Etnea, e quella del 1983 che danneggiò edifici nei pressi di Nicolosi.
Un pericolo spesso sottovalutato sono le “bombe laviche”, enormi frammenti di roccia incandescente che possono essere scagliati dai crateri durante le eruzioni.
Le emissioni di cenere, pur non costituendo un pericolo diretto per la vita umana, causano significativi disagi ai trasporti aerei e danni all’agricoltura locale. Al momento, circa 300.000 persone vivono a Catania e migliaia di altre popolano i paesi etnei.
Ricordiamo che l’Italia ospita alcuni dei vulcani più sorvegliati al mondo, ciascuno con caratteristiche e livelli di pericolosità differenti. Oltre al Vesuvio, al quale abbiamo già accennato, con una storia eruttiva che include la devastante eruzione del 79 d.C. che cancellò Pompei ed Ercolano, ci sono i Campi Flegrei. Questa caldera è caratterizzata da fenomeni di bradisismo. Poi, lo Stromboli, il “faro del Mediterraneo”, mantiene un’attività quasi incessante che, pur essendo relativamente prevedibile, può generare improvvise esplosioni più violenti e potenziali maremoti.
Infine, Vulcano, nelle isole Eolie, che alterna periodi di quiete a fasi eruttive esplosive che richiedono evacuazioni temporanee della popolazione locale.