Mattia Piccoli ha oggi 16 anni, ma la sua storia inizia quando ne aveva appena 11. In quei momenti difficili, quando il peso della realtà sembra insostenibile, tira fuori una foto incorniciata: ci sono lui, suo fratello Andrea di 12 anni, e papà Paolo, quando ancora non era malato. Quando ancora potevano essere semplicemente padre e figli, senza che la malattia ridefinisse ogni loro gesto quotidiano.
Paolo, infatti, ha scoperto di essere affetto da Alzheimer precoce nel 2017, quando aveva soli 43 anni. Si tratta di una forma rara e particolarmente crudele di questa malattia neurodegenerativa, che colpisce persone al di sotto dei 65 anni. Secondo il dottor Nicola Vanacore, responsabile demenze all’Istituto Superiore di Sanità, in Italia si stimano circa 24.000 persone malate di Alzheimer precoce, che rappresenta il 3-4% dei casi complessivi di Alzheimer e ha cause genetiche dettate da mutazioni precise.
Paolo era ancora un uomo giovane, nel pieno della vita, quando ha cominciato a scordarsi di fare quelle cose che, normalmente, non si dimenticano: andare a prendere i bambini a scuola, fare la spesa, ricordare gli impegni quotidiani. Sua moglie Michela si è resa conto presto di cosa stesse accadendo. La consapevolezza era dolorosa ma non nuova: anche il padre di Paolo ne aveva sofferto, e suo marito, da bambino, lo aveva aiutato a farsi la barba e a mangiare. La storia si stava ripetendo, ma questa volta era lei a dover affrontare il ruolo di caregiver.

Il peso emotivo e pratico di prendersi cura di una persona affetta da demenza progressiva è immenso. Michela si è trovata a gestire non solo le necessità quotidiane del marito, ma anche la sofferenza di vedere l’uomo che amava svanire giorno dopo giorno. Quando la stanchezza ha cominciato a farsi sentire e a schiacciarla, ha trovato un aiuto inaspettato proprio nel suo primogenito, Mattia, che allora aveva solo undici anni.
All’inizio non capivo. Ero un bambino normale, pensavo a giocare. Poi, però, ho iniziato a guardare mia mamma e a vedere nei suoi occhi la sofferenza. E lì ho capito che dovevo mettermi in gioco, aiutare mia mamma, e l’ho fatto piano piano perché ero un bambino. Da allora non ho più smesso.
Quello sguardo negli occhi di sua madre ha cambiato tutto. Mattia ha deciso di farsi carico di alcune incombenze e ha cominciato ad aiutare il papà a vestirsi, a infilarsi le scarpe, a compiere tutti quei gesti quotidiani che Paolo non riusciva più a fare da solo. Un bambino di undici anni che, invece di preoccuparsi solo dei compiti e dei giochi, diventava punto di riferimento per il proprio genitore malato.
E proprio per il suo coraggio straordinario e la sua forza d’animo, nel 2021, quando aveva 12 anni, è stato insignito del riconoscimento di Alfiere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella. La motivazione ufficiale recita:
Per l’amore e la cura con cui segue quotidianamente la malattia del padre e lo aiuta a contrastarla. Il suo impegno è quanto mai prezioso: non è frequente che un giovanissimo svolga, con tanta dedizione, il compito di caregiver tuttavia la sua esperienza è un esempio anche per i coetanei.
Oggi Paolo Piccoli si trova in una RSA, una residenza sanitaria assistenziale, dove può ricevere le cure specialistiche di cui necessita. Ma suo figlio Mattia continua a stargli accanto, a fargli visita, a tenergli la mano, anche se spesso non viene riconosciuto.
La storia della famiglia Piccoli, però, ha toccato profondamente l’opinione pubblica italiana, diventando simbolo di dedizione, amore incondizionato e speranza anche nei momenti più bui. Serenella Antoniazzi ha raccontato le loro vicende nel libro Un tempo piccolo, pubblicato da Gemma Edizioni, che ha contribuito a far conoscere la loro esperienza a un pubblico ancora più vasto.
Ma la storia di Mattia e Paolo non si ferma qui. Il regista Alessandro Aronadio ha deciso di portare sul grande schermo questa testimonianza di amore familiare con il film Per te, uscito nelle sale cinematografiche il 17 ottobre 2025. Il ruolo di Paolo è affidato a Edoardo Leo, Michela Morutto è interpretata da Teresa Saponangelo, mentre Mattia ha il volto del giovane attore Javier Francesco Leoni.
Il film, inoltre, rappresenta un’occasione importante per sensibilizzare il pubblico su una malattia ancora troppo poco conosciuta e sulle difficoltà che affrontano quotidianamente i caregiver familiari, spesso invisibili e dimenticati dal sistema sanitario e dalla società.