È bastato un solo punto scritto per correggere un errore grammaticale nel post su X del leader supremo iraniano Ali Khamenei e si sono aperte le porte della prigione per il blogger Hossein Shanbehzadeh. L’uomo è stato arrestato lo scorso giugno, ma la sentenza, 12 anni di reclusione, è arrivata solo nelle ultime ore.
La vicenda inizia a maggio quando Shanbehzadeh, in risposta a uno status non corretto di Khamenei che posava con la squadra nazionale di pallavolo, aveva postato un punto. Una cosa all’apparenza innocua, ma che è stata giudicata gravissima dalle autorità. Soprattutto perché il punto di Shanbehzadeh aveva ottenuto più like rispetto al post di Khamenei.
Ora, come affermato dal legale dell’uomo, si trova in prigione con una molteplicità di accuse. Secondo il classico modus operandi dello stato Islamico che tende ad aggravare sempre gli addebiti con lo scopo di scoraggiare qualsiasi tentativo libera espressione. A suo carico ci sono accuse di attività propagandistica pro-Israele, vilipendio delle autorità islamiche, diffamazione a mezzo sociale e propaganda anti-regime.
Secondo quanto affermato dall’avvocato, non sarebbe stata portata alcuna prova dei reati contestati, soprattutto dell’attività filo-israeliana. Shanbehzadeh, sempre in prima fila per quanto riguarda l’attivismo contro le esecuzioni e l’obbligo di indossare l’hijab per le donne, ritiene che possano aver visto delle chat private.
Ora l’account X di Shanbehzadeh è stato disattivato, ma sono arrivate lo stesso dichiarazioni di solidarietà da parte degli utenti. Per esempio, il campione di scacchi e critico di Putin, Garry Kasparov, ha postato la notizia con un solo punto sul suo account X.
L’Iran ha un lungo elenco di oppositori finiti in prigione per le loro idee. A maggio, il regista Mohamad Rasoulof era dovuto fuggire dal Paese dopo essere stato condannato a otto anni di carcere, fustigazioni e confisca delle proprietà dei suoi film.
Anche la fumettista Atena Farghadani è stata condannata a sei anni di carcere per “propaganda contro la Repubblica islamica” e “insulto al sacro”. Come l’attivista politico riformista Mostafa Tajzadeh, recluso dal luglio 2022 per “propaganda contro il sistema” e “complotto contro la sicurezza del paese”. Ora rischia altri sei anni di prigione.