Negli ultimi giorni, dopo la rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, la parola “dazio” è tornata al centro del dibattito economico e politico. Ma di cosa parliamo esattamente? Un dazio è un’imposta applicata da uno Stato sulle merci importate da altri Paesi. In termini semplici, è una sorta di “pedaggio” che i prodotti devono pagare per entrare in un determinato mercato.
Generalmente, i governi impongono dazi per proteggere le industrie nazionali dalla concorrenza estera, rendendo i beni importati meno competitivi rispetto a quelli prodotti internamente. Tuttavia, i dazi non sono solo uno strumento di politica economica: possono essere utilizzati anche per esercitare pressione internazionale. Le superpotenze, come gli Stati Uniti e la Cina, li impiegano spesso nelle loro strategie diplomatiche, condizionando i rapporti con altre nazioni.
Per questi motivi, i dazi hanno un forte impatto sulle economie globali. Se da un lato possono favorire la produzione interna, dall’altro possono penalizzare i consumatori, costretti a pagare prezzi più alti per beni importati. Inoltre, possono innescare guerre commerciali, riducendo il commercio internazionale e danneggiando la competitività delle imprese.
In particolare, Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per imporre dazi del 25% su Canada e Messico e del 10% sulla Cina, in vigore da oggi, martedì 4 febbraio. Tuttavia, ha temporaneamente sospeso l’applicazione delle tariffe per il Messico, avviando trattative con la presidente Claudia Sheinbaum, e per il Canada, mentre continua a negoziare con la Cina. Pechino, dal canto suo, ha risposto imponendo a sua volta dazi su diversi prodotti statunitensi, intensificando così le tensioni commerciali.