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Home » Attualità » Che cos’è l’hantavirus che ha ucciso la moglie di Gene Hackman, Betsy Arakawa

Che cos’è l’hantavirus che ha ucciso la moglie di Gene Hackman, Betsy Arakawa

I coniugi Hackman sono morti per cause naturali, in particolare la donna è stata colpita dal pericoloso hantavirus. Ecco cos'è.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino8 Marzo 2025
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hantavirus
hantavirus (fonte: The Lancet)
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Si sta delineando sempre di più lo scenario che ha portato alla morte di Gene Hackman e di sua moglie Betsy Arakawa trovati senza vita, mummificati, lo scorso 27 febbraio nella loro casa in New Mexico. Secondo quanto diffuso poche ore fa dalle autorità, la prima a morire sarebbe stata la donna, colpita da un’infezione polmonare da hantavirus. Successivamente, l’attore due volte premio Oscar, è deceduto per un problema cardiaco, aggravato da Sindrome di Alzheimer. L’hantavirus viene trasmesso principalmente dai roditori selvatici, attraverso le loro urine, feci e saliva. L’infezione non si trasmette da persona a persona e può risultare fatale in assenza di un intervento tempestivo. La malattia inizia con sintomi simili all’influenza, ma può rapidamente evolversi in una grave sindrome polmonare, portando a difficoltà respiratorie acute e, in alcuni casi, alla morte.

Con ogni probabilità, quindi, l’uomo non si sarebbe accorto della scomparsa della compagna, spegnendosi una settimana dopo.

Betsy Arakawa e Gene Hackman qualche anno fa
Betsy Arakawa e Gene Hackman qualche anno fa (fonte: The New York Times)

L’hantavirus è stato studiato a fondo dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) fin dalla sua prima identificazione negli Stati Uniti, nel 1993, a seguito di un’epidemia nella regione del Four Corners (Arizona, Colorado, New Mexico e Utah). Da allora, sono stati segnalati 864 casi nel paese, con il New Mexico al primo posto per numero di contagi. Nel solo stato si contano 52 decessi tra il 1975 e il 2023.

L’infezione si contrae principalmente inalando particelle di virus disperse nell’aria quando si manipolano o si puliscono aree contaminate da roditori infetti, soprattutto in edifici chiusi per lunghi periodi, come capanne, garage o magazzini. Per questo motivo, la maggior parte delle infezioni avviene in contesti rurali o in ambienti dove i topi possono entrare in contatto con gli esseri umani.

I sintomi compaiono tra 1 e 8 settimane dopo l’esposizione e includono febbre, dolori muscolari e affaticamento. Nei casi più gravi, la malattia progredisce con tosse, difficoltà respiratorie e accumulo di liquidi nei polmoni, una condizione nota come Hantavirus Pulmonary Syndrome (HPS), che può risultare letale in circa il 30% dei casi. Non esiste una cura specifica per l’infezione, ma il ricovero immediato e il supporto respiratorio possono aumentare le possibilità di sopravvivenza.

Per prevenire l’infezione, è fondamentale ridurre il rischio di contatto con roditori e le loro tracce. Le misure consigliate includono:

  • Sigillare le aperture delle abitazioni per impedire l’ingresso dei topi.
  • Utilizzare trappole a scatto per catturare eventuali roditori presenti (evitando trappole a colla o in vivo).
  • Conservare gli alimenti in contenitori a prova di roditore per non attrarli.
  • Pulire con cautela: prima di rimuovere feci o nidi di topi, è necessario aerare l’ambiente per almeno 30 minuti, quindi disinfettare con una soluzione di candeggina e acqua. Non bisogna mai spazzare o aspirare gli escrementi, poiché questo può disperdere il virus nell’aria.

Gli esperti del CDC stanno analizzando campioni relativi al caso di Betsy Arakawa per identificare il ceppo virale coinvolto.

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