Emanuela Petrillo nata nel 1985 a Spresiano in provincia di Treviso è un’infermiera che ha finto di vaccinare centinia di bambini tra il 2009 e il 2016 nelle regioni del Veneto e del Friuli. L’ex-assistente sanitaria, che ha due figli piccoli è stata responsabile di aver somministrato semplici soluzioni fisiologiche al posto dei vaccini a 187 bambini tra le città di Codroipo e Treviso. Una colpa per la quale anni fa era stata condannata a otto anni e mezzo di carcere, ora dimezzati perché negli anni alcuni reati a lei addebitati sono caduti semplicemente in prescrizione.
Nel 2017 Petrillo si difese dalle accuse, attraverso il suo legale: “Ho sempre fatto i vaccini anche in Friuli dove ho lavorato per sei anni. Ho sempre rispettato le regole. Anzi, ho anche convinto alcune mie ex colleghe di diversi reparti ospedalieri, che non erano molto convinte, a sottoporre i loro figli alla profilassi”. Una posizione che ribadì anche in un’intervista a Le Iene, che la fermarono per strada.
Come scrive il Corriere del Veneto, le colleghe di Petrillo dichiararono invece che il suo cestino dove gettava le fiale era sempre più pesante del loro e che all’interno delle fiale c’era sempre del siero. Inoltre, una donna aveva dichiarato che dopo aver sottoposto suo figlio alla vaccinazione, il bambino non presentava alcun segno di iniezione sul braccio. Ad incastrare la donna tuttavia, fu l’incidente probatorio che dimostrò come su 159 provette di sangue prelevato a persone vaccinate dalla Petrillo, 133 di queste contenevano sangue nel quale non si erano sviluppati gli antigeni.
A tale proposito, come riporta Treviso Today, il virologo Matteo Bassetti dichiarò che la risposta immunitaria dopo la prima dose di vaccino è normalmente attestata intorno al 90% delle persone vaccinate.
Tuttavia, la Corte d’Appello di Trieste ha stabilito, in tandem con l’accoglienza delle pretese dell’avvocato della Petrillo e della Procura Generale, una riduzione della pena da otto anni e mezzo in primo grado a quattro anni di reclusione. Che però non verranno scontati dietro le sbarre.
Come raccontato dal Corriere del Veneto, infatti, Emanuela Petrillo non andrà in carcere, attraverso la sospensione della pena e l’affidamento in prova ai servizi sociali. Il suo avvocato Paolo Salandin si è detto soddisfatto per la decisione del collegio della Corte d’Appello di Trieste che mette fine ad una vicenda giudiziaria che è iniziata nel 2017 con le accuse all’infermiera no-vax e la successiva condanna ad otto anni e mezzo in primo grado.
La condanna è stata drasticamente ridotta anche perché intanto sono finiti in prescrizione alcuni reati, come ad esempio il falso e l’omissione di atti d’ufficio, ma non ad esempio l’accusa di peculato ai danni del sistema sanitario nazionale. Le motivazioni della sentenza di primo grado non avevano chiarito del tutto il movente della condotta della donna, dato che fino al 2016 l’infermiera della provincia di Treviso, ora mamma di due bambini, non aveva mai manifestato ad altre persone idee apertamente no vax.