Mirko Genco, nato a Parma nel 1997, è l’uomo condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio dell’ex fidanzata Cecilia Hazana, avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 novembre 2021, in un parco di Reggio Emilia. Aveva 24 anni all’epoca dell’omicidio, ma già una lunga lista di precedenti penali per stalking e molestie.
Genco a sua volta è figlio di Alessia Della Pia, che fu uccisa il 6 dicembre 2015 dall’ex convivente Mohammed Jella, quando il ragazzo aveva appena 19 anni. Senza padre né madre, il ragazzo è stato poi adottato dal nonno Piero Pettenati e dato in affidamento a Massimo Ghirardi per un breve periodo di tempo. Proprio Ghirardi ha raccontato in aula come Mirko fosse attaccato alle cose e alle persone.
“Mirko aveva un rapporto difficile con la madre” – spiegò la nonna del ragazzo – “ma l’omicidio l’aveva letteralmente sconvolto. Per questo non mi spiego come abbia fatto anche solo a sfiorare non una, bensì due ragazze”. Un’infanzia e un’infanzia difficile che lo portarono anche ad essere ospite di una comunità, a Cremona, come spiegò il nonno adottivo durante il processo.
“Se fossi nato in un’altra famiglia non sarei diventato il mostro che sono”
Genco sviluppa quindi nel tempo un comportamento morboso nei confronti delle sue compagne. Compresa, Cecilia Hazana che con lui ebbe una relazione di qualche mese, interrotta nell’agosto del 2021, per i comportamenti ossessivi del ragazzo.
Un primo arresto di Genco arriva il 5 settembre 2021, per atti persecutori. Scarcerato, Genco ha divieto di avvicinamento alla vittima. Il 10 settembre, però, c’è il secondo arresto, stavolta per violazione della misura e violazione di domicilio. Il 23 settembre Mirko Genco ottiene gli arresti domiciliari, con processo il 3 novembre. Chiuso con un patteggiamento a due anni. Il 4 novembre torna libero. Pochi giorni prima dell’omicidio di Cecilia.
L’agguato si consuma nel momento in cui Genco vede sui social una foto della ragazza assieme ad altri amici in un locale. A quel punto lascia la casa di Parma in taxi per raggiungere Cecilia. La quale, a suo dire, sembrava alticcia. “Non doveva uscire e lasciare suo figlio da solo“, avrebbe poi detto durante il processo.
Una volta incontrata la donna, ubriaca, Genco l’accompagna sotto casa. Dopo un primo rapporto consensuale, aggredisce Cecilia, la stordisce e la stupra. Poi le ruba le chiavi di casa e dall’abitazione della donna preleva il coltello con cui la uccide. A quel punto scappa, si lava le mani a una fontanella, e torna a Parma a casa dai nonni.
“Non so proprio cosa gli sia passato per la testa: è inspiegabile, dopo tutto quel che abbiamo passato. Quello che ha fatto non trova giustificazioni” – disse la nonna di Mirko dopo l’omicidio a Il Resto del Carlino – “Sono tornate in onda tutte le immagini più dolorose della mia vita: quelle di Alessia e ora Mirko”.
Per Genco arriva la condanna a 29 anni di reclusione in primo grado. In appello, pochi giorni fa, la condanna è aumentata di un anno. “Chiedo perdono solo a Dio, perché a Cecilia non posso più chiederlo, ma soprattutto a suo figlio: io so bene cosa significhi non avere una mamma“, ha detto.
Ha evitato l’ergastolo, richiesto comunque dalla Procura, per la piena collaborazione alle indagini e per la situazione personale, segnata appunto anche dalla tragica morte della madre.