Nicolas Claux nato il 22 marzo 1972 in Camerun oggi è un artista di nazionalità francese che, nel 1994, fu arrestato a Parigi per l’omicidio di Thierry Bissonnier. Soprannominato il vampiro di Parigi, Claux si è definito un cannibale, necrofilo e “satanista praticante” e non ha mai nascosto il suo amore per l’occulto, confessando di aver praticato a lungo atti consapevoli di cannibalismo. L’uomo sarebbe stato condannato a 12 anni di reclusione per omicidio premeditato, con una serie aggiuntiva di ulteriori capi d’accusa minori a corollario. Dopo pochi anni di detenzione, Claux fu rilasciato nel 2002 ed è ad oggi, un uomo libero, che persegue una carriera nel mondo dell’arte figurativa. Nel corso delle indagini per l’omicidio Bissonnier, l’uomo presentò un gran numero di dichiarazioni agli inquirenti, che possono aiutarci a tracciare meglio la sua storia.
Durante l’infanzia Nico Claux viaggiò molto al seguito del padre, un cittadino francese che lavorava come dirigente di banca. Il rapporto, praticamente inesistente, tra Nicolas e i genitori è la prima crepa di un’esistenza tormentata, che trova il suo primo sfogo nella fascinazione istintiva verso l’occulto e i cadaveri in particolare: “La mia infanzia è stata sostanzialmente normale, tranne che ero molto chiuso e avevo solo pochi amici Ero un bambino solitario, senza fratelli e sorelle con cui giocare, quindi passavo la maggior parte del tempo da solo nella mia stanza. Anche se i miei genitori sono stati molto gentili e mi hanno dato tutto ciò di cui avevo bisogno, non ho mai sentito un forte legame tra noi. Non mi hanno mai abbracciato o baciato, mi hanno semplicemente lasciato stare da solo per la maggior parte del tempo.
“Alla fine sono cresciuto emotivamente freddo. Avevo difficoltà a provare empatia per le altre persone, Questo è il periodo in cui ho sviluppato anche un fascino per la morte e l’occulto . Passavo ore a leggere libri su vampiri e lupi mannari”
Nel 1982, l’improvviso decesso del nonno spinge Nicolas ancora più a fondo in questo percorso: “Da quando ricordo, sono sempre stato ossessionato dai cimiteri; in breve tempo ho conosciuto a menadito ogni singolo cimitero di Parigi. Tra il 1990 e il 1993, ho passato la maggior parte del mio tempo libero nei cimiteri; ciò che preferivo erano i mausolei; I più impressionanti si trovano a Pere-Lachaise, Montmartre o Passy. Alcuni erano decorati con mobili, dipinti o statue; non passò molto tempo prima che iniziassi a pensare a un modo per vedere tutto molto più da vicino.”
In breve tempo, l’attività di semplice frequentatore non è più sufficiente a soddisfare le curiosità e i bisogni di Nicolas, che inizia a meditare di esumare cadaveri dai cimiteri per poi mutilarli: “Un giorno mi sono svegliato con questo desiderio sinistro di dissotterrare un cadavere e mutilarlo; ho raccolto in uno zaino una piccola sbarra, un paio di pinze, un cacciavite, candele nere e un paio di guanti chirurgici. Poi ho preso la metropolitana fino alla stazione del Trocadero. Era quasi mezzogiorno. Il cancello del cimitero di Passy era spalancato, ma dentro non c’era nessuno“.
Dopo aver individuato un tumulo adeguato alle sue necessità, Claux svelle il coperchio e osserva il cadavere: “Era una vecchia mezza putrefatta, avvolta in un lenzuolo bianco, ricoperta di macchie marroni, il suo viso sembrava imbrattato di olio, ma erano semplicemente i fluidi della morte che colavano dalla sua pelle. La puzza era così intensa che quasi svenivo. Ho provato a sollevare un lato del lenzuolo, ma era incollato alla sua pelle pietrificata. I denti sporgevano dalla bocca, ma i suoi occhi erano scomparsi. Ho guardato nelle orbite vuote, e all’improvviso qualcosa mi è venuto in mente, mi sentivo come se stessi cadendo in un turbine. Claux, incapace di frenare i suoi istinti, passa all’azione.
“È stato allora che ho preso un cacciavite. Il cadavere all’interno della bara ha iniziato a muoversi leggermente, come se stesse capendo cosa sarebbe successo dopo. Allora ho cominciato a pugnalarlo alla pancia, alla zona delle costole e alle spalle. L’ho pugnalata almeno 50 volte. Davvero non riesco a ricordare. Tutto quello che ricordo è che quando mi sono svegliato i miei avambracci erano ricoperti di melma di cadavere”
Dopo il breve periodo di leva militare, Claux decide di fare della sua passione per i cadaveri un lavoro regolare, e fa domanda per essere assunto alla scuola per imbalsamatori di Parigi, senza però ottenere il posto; si fa allora assumere come assistente d’obitorio in due importanti ospedali parigini: ed è proprio in questo periodo della sua vita che la sua ossessione per i cadaveri raggiunge l’apice: “La maggior parte delle autopsie le facevamo noi, inservienti dell’obitorio; facevamo l’incisione a forma di Y, e aprivamo il cranio con una sega elettrica. Il patologo si limitava a dissezionare gli organi e a metterli in una scatola.
“Dopo l’autopsia rimanevo solo con il corpo per richiuderlo coi punti, che erano la mia specialità. Fu allora che cominciai a mangiare strisce di muscoli dai corpi; prima controllavo sempre le loro cartelle cliniche. Una volta ho parlato con un macellaio, che mi diceva che la carne è più buona tre o quattro giorni dopo la morte; era una cosa che avevo sempre sognato di fare e quella era l’occasione per farlo regolarmente”
Nicolas, così, comincia a consumare regolarmente carne umana: “A volte portavo a casa delle carni scelte da cuocere, ma preferivo mangiarle crude. Sapevano di tartare o di carpaccio. I grossi muscoli delle cosce e della schiena erano buoni, ma non c’era carne buona nel seni, solo grasso. Spesso la gente mi chiede cosa mi sia passato per la testa la prima volta che ho assecondato la mia fantasia cannibalistica. Beh, a dire il vero, mi sono detto: ‘ Wow! Adesso sono un cannibale. Che bello“.
Il viaggio di Nicolas alla scoperta del suo lato oscuro, però, non si ferma qui; nel 1994, infatti, l’uomo decide che è giunto il momento di mettere in atto l’ennesima tra le sue fantasie: l’omicidio. E Nicolas trova la sua occasione in Thierry Bissionier, un ristoratore omosessuale: “Allora era una pratica comune nella comunità gay incontrarsi su Minitel. Loro si mettevano in contatto in questo modo perché era facile e veloce. Ho scoperto che era un modo semplice per ucciderli senza eventuali testimoni, in più avevo la garanzia di restare anonimo, non essendovi alcuna possibilità di risalire alle discussioni su Minitel.
Così ho deciso di incontrare Thierry verso mezzogiorno. Ho bussato alla porta e gli ho dato il nome falso che gli avevo dato su Minitel, lui ha aperto, io sono entrato, mi sono voltato velocemente mentre lui chiudeva e ho tirato fuori la pistola.
“Ho guardato il suo viso proprio mentre girava la testa verso di me e vedevo la pistola puntata contro i suoi occhi. Dopo alcuni momenti imbarazzanti, ho premuto il grilletto. Lui è caduto immediatamente a faccia in giù senza dire una parola. Ho ricaricato la pistola e ho sparato di nuovo, questa volta colpendolo alla schiena e alla testa. Ho ricaricato e sparato ancora qualche volta, ma lui era ancora vivo e faceva rumore. Mi ha sorpreso che resistesse ancora, mi aspettavo che il primo colpo lo avrebbe ucciso.
Dopo qualche minuto, sono andato nella sua cucina e ho trovato dei biscotti, poi mi sono seduto in un angolo della stanza e l’ho guardato mentre li mangiavo. Quando ho finito, ho deciso di uscire velocemente da lì,
Le indagini, condotte dal dirigente di polizia Thiel, sono rapide; Claux, infatti, qualche giorno dopo, si reca in un negozio per acquistare un videoregistratore, usando il documento d’identità rubato a Bissonnier, sul quale è goffamente sovrapposta la sua foto: l’uomo riesce a scappare prima dell’arrivo delle autorità, ma è solo questione di giorni: “Il 15 novembre 1994 fui arrestato davanti al cabaret del Moulin Rouge in seguito ad un alterco con una donna. La polizia mi aveva riconosciuto dalla fotografia sulla patente falsificata di Bissonnier e mentre ero in custodia confessai l’omicidio. Ulteriori indagini dimostrarono che avevo derubato le tombe di diversi cimiteri gotici parigini, rubato le ossa e mutilato i resti mummificati. Quando mi chiesero il motivo per cui stavo conservando le sacche di sangue rubate nel mio frigorifero, semplicemente risposi che lo bevevo regolarmente“.
Pur avendo confessato, Claux inizialmente cerca di far passare l’omicidio come accidentale e successivamente, come conseguenza di una lite scaturita dalla sua rabbia contro gli omosessuali; al processo però, l’uomo, considerato pienamente imputabile, vede emergere la verità: “La psicosi è stata accertata dai medici, soprattutto a causa di atti di cannibalismo che sono stato accusato di aver praticato nell’obitorio dove lavoravo, e di atti di mutilazione di cadaveri che avevo compiuto durante le rapine alle tombe. Questi atti da soli erano, secondo gli psichiatri, prova di una totale perdita di realtà; a ciò si aggiungevano i risultati dei test di Rorschach, che mostravano un vuoto interiore tipico della schizofrenia.”
Dopo una camera di consiglio di sole tre ore, Nicolas Claux viene condannato a 12 anni di reclusione per omicidio premeditato, rapina a mano armata, uso fraudolento di un assegno bancario, falsificazione della foto della patente di guida e tentata frode. Nel 2002, viene rilasciato; ora è un uomo libero, è diventato un’artista figurativo e gestisce il sito internet Murder Pleasures, dove è possibile acquistare memorabilia di vario genere legati a serial killer o altri criminali.