La contessa Alberica Filo della Torre, nata il 2 aprile 1949 a Roma e morta il 10 luglio 1991, faceva parte di quella che può essere definita la “società bene” della Capitale. Suo padre Ettore della Torre di Santa Susanna infatti, era un contrammiraglio mentre la madre Anna del Pezzo di Cajanello si occupava di opere benefiche. La sua famiglia, inoltre, appartiene al ramo dei conti di Torre Santa Susanna legati alla nobiltà napoletana. Dopo un primo matrimonio con il principe Alfonso de Liguoro conclusosi con l’annullamento da parte della Sacra Rota, Il 10 luglio 1981 Alberica sposa l’imprenditore edile Pietro Mattei con cui ha due figli, Manfredi e Domitilla. La tragica scomparsa di Alberica è legata al caso del delitto dell’Olgiata, rimasto un cold case per anni, fino a quando l’assassino, Manuel Winston Reyes, non è stato finalmente scoperto. La tomba di Alberica oggi si trova al cimitero del Verano, nella cappella di famiglia.
Il nome di Alberica Filo della Torre infatti sale agli onori della cronaca nera il 10 luglio 1991. La donna viene trovata senza vita all’interno della sua camera nella villa all’Olgiata, esclusivo quartiere residenziale situato a Roma Nord. Diventa così la protagonista di uno dei più intrigati cold case italiani, risolto solo nel 2011 grazie alla prova del DNA e alle nuove tecniche d’indagine, ma soprattutto grazie all’insistenza di suo marito Pietro, determinato a scoprire la verità. “Se non avessimo avuto le spalle forti di papà e le disponibilità economiche che aveva, non avremmo potuto ottenere giustizia” – sottolineò il figlio della coppia, Manfredi, nel 2011.
Come può, dunque, una donna dalla vita tanto ordinata e sofisticata diventare la vittima di un omicidio efferato? La mattina del delitto tutto il personale di servizio della villa all’Olgiata sembra preso dai preparativi per l’anniversario di matrimonio della contessa. Dopo essere stata svegliata dalla cameriera ed aver fatto colazione, però, Alberica viene rinvenuta morta proprio nella sua camera da letto. A trovarla verso le dieci della mattina è proprio il personale di servizio grazie ad una seconda chiave. Entrando, infatti, una cameriera scopre il corpo della donna a terra con le braccia alzate in segno di resa e la testa avvolta in un lenzuolo insanguinato.
Da quel momento iniziano le indagini che, però, non riescono ad identificare un movente e un assassino. Per questo motivo il caso viene archiviato per essere riaperto, sotto insistenza della famiglia, nel 2007. Solo nel 2011, però, gli inquirenti trovano sul lenzuolo e sull’orologio della vittima le tracce del DNA del colpevole. Si tratta di Manuel Winston Reyes, un maggiordomo licenziato poco prima del delitto portato a termine durante una lite e con l’intento di rubare i gioielli della contessa. Una motivazione che sarebbe potuta essere facilmente scoperta già nei giorni successivi l’assassinio solo ascoltando meglio le intercettazioni telefoniche. Nel 2011 infatti, Pietro Mattei spiegò: “La cosa più allucinante è che, due mesi dopo il delitto, il pubblico ministero Martellino decise di mettere sotto controllo l’utenza del domestico Winston e furono registrati diversi nastri. Ma ne furono tradotti solo alcuni. Nei nastri non tradotti c’era la prova che Winston voleva vendere i gioielli di mia moglie”
L’ex maggiordomo infatti ha confessato che si era recato da Alberica per parlarle e chiederle di essere assunto nuovamente, nonostante avesse dimostrato di essere completamente inaffidabile. Manuel Winston Reyes oggi è libero, dopo aver scontato poco meno di 10 anni di carcere.