Laura Ziliani, classe 1966, era un’agente di polizia locale di Villa Dalegno, frazione di Temù, piccolo centro alle porte di Brescia. Il suo nome arriva sulle prime pagine della cronaca nera dopo la sua scomparsa, avvenuta l’8 maggio del 2021. A dare l’allarme, le due figlie, Silvia e Paola Zani. Qualche mese dopo, in coincidenza del ritrovamento del cadavere, la terribile verità. A uccidere la donna sarebbero state proprio le figlie, con la collaborazione del compagno di Silvia, Mirto Milani. Del delitto Ziliani si parlerà questa sera nello speciale Un giorno in pretura di Roberta Petrelluzzi, in onda su Rai 3.
Laura Ziliani nasce a Villa Dalegno nel 1966. Qui conosce e sposa Enrico Zani, insegnante a Edolo, morto a 53 anni nel 2012, in seguito a un incidente in montagna. Laura, camminatrice esperta, innamorata dei paesaggi montuosi della Val Camonica, non elabora con facilità la morte del marito. Così, si trasferisce a Brescia, per poi lavorare al comune di Roncadelle, dove si occupa dello Sportello unico delle imprese.
Madre amorevole, oltre a Silvia e Paola, ha anche un’altra figlia, Lucia, affetta da un lieve ritardo mentale. Proprio a lei, considerata la più fragile, Laura destina gran parte del suo patrimonio, in modo da consentirle una vita più dignitosa. La generosità della donna la spinge anche a devolvere i suoi soldi a diverse associazioni che si occupano di persone con disabilità. Probabilmente è stato questo che far scattare la furia omicida di Silvia e Paola, che si sono sentite tagliate fuori dalla suddivisione ereditaria.
Da qui, l’idea di uccidere la madre per mettere le mani su un’ingente eredità che ammontava a 3 milioni di euro. Come detto, furono le figlie a dare l’allarme per la scomparsa di Ziliani. Il cui corpo emerse solo l’8 agosto 2021, dopo una piena dell’Oglio. Le indagini si concentrarono subito sul nucleo familiare. Il 24 settembre, Mirto Milani, Silvia e Paola Zani furono arrestati e rinviati a giudizio.
Confessarono l’omicidio il 24 maggio 2022. Prima stordirono la donna con le benzodiazepine, nascoste in un muffin, poi la soffocarono. Il processo di primo grado si chiuse il 7 dicembre 2023 con la condanna di tutti e tre gli imputati all’ergastolo. Scrisse Roberto Spanò nelle motivazioni della sentenza:
“L’omicidio fu un modo per gratificare l’ego di gruppo. I tre hanno agito di concerto concorrendo a comporre, ciascuno per la propria parte, il mosaico del progetto criminoso. Mirto, che pure si è mostrato l’elemento più fragile e il meno convinto nel portare a termine l’uccisione né è divenuto di fatto l’autore materiale ponendo per ultimo la mano grande sul collo della vittima. È stato lui a scavare le buche destinate al seppellimento, e a dispetto della titubanza mostrata nelle fasi salienti dell’omicidio è sempre stato presente nella gestazione del delitto, di cui è stato unitamente a Silvia, l’ideatore“.
Silvia e Paola, per decisione del giudice, dovranno risarcire Lucia per 200 mila euro. E per 100mila euro l’anziana madre dell’ex vigilessa. Inoltre, dovranno anche risarcire i due zii, fratelli, con 50 mila euro ciascuno. Nei prossimi mesi, si conoscerà la data d’appello.