Alberto e Giancarlo Stillo, nati nel 1947, erano due fratelli gemelli che vivevano a Roma, al Quadraro, in un appartamento a via Licinio Murena 56 e sono stati ritrovati morti il 12 settembre 2023, dopo che alcuni vicini si erano insospettiti per il terribile odore che arrivava dalla loro abitazione. Gli Stillo avevano un altro fratello, affetto da problemi psichiatrici e ospite di una casa di cura in Toscana.
Schivi ma sempre gentili con tutti, i gemelli Stillo avevano un altro fratello che vive in una casa di cura in un’altra regione. E del quale si occupavano, nonostante le condizioni di indigenza. Di loro si hanno poche notizie. Solo uno dei due usciva poche volte per fare la spesa o andare in farmacia. L’altro rimaneva sempre in casa per motivi di salute. Come riporta il Corriere, una loro vicina di casa ha spiegato che i due vivevano praticamente isolati e che spesso lasciavano cibo fuori al balcone, ipotizzando un rapporto complicato col cibo.
Il 12 settembre 2023 i vigili del fuoco hanno dovuto forzare la serratura per entrare nella loro casa vicino via Tuscolana e hanno rinvenuto i cadaveri dei due uomini, morti con ogni probabilità da diversi giorni e a qualche giorno di distanza l’uno dall’altro. Il primo era seduto su una poltrona, l’altro invece era sdraiato su un divano. Nessuno, insomma, si era accorto della loro assenza o si era preoccupato di capire se gli fosse successo qualcosa. Al momento nessun familiare ha reclamato i corpi o si è interessato per le esequie.
La dinamica del doppio decesso è ancora tutta da verificare. Non si sa se i due siano morti in contemporanea o se, più verosimilmente, alla morte per malore di uno sia seguita quella dell’altro. Il quale può essersi lasciato morire. Esclusa la rapina (non mancava alcun oggetto in casa), l’ipotesi di reato stabilita al momento dal PM Francesco Saverio Musolino è omicidio colposo. Il magistrato sospetta infatti che qualcuno che avrebbe dovuto prendersi cura di loro, dai servizi sociali fino a un parente prossimo, possa averli lasciati morire per incuria. Saranno però le autopsie disposte dal pubblico ministero a convalidare o meno il sospetto.