Il caso Jeffrey Epstein continua a creare tensioni politiche negli Stati Uniti, con particolare attenzione sui cosiddetti “Epstein Files” che hanno messo in difficoltà l’amministrazione Trump. Proviamo a capire, allora, di cosa si sta parlando, tracciando a grandi linee la storia di questo caso. Partiamo dall’inizio. Gli “Epstein Files” sono dei documenti che testimoniano le attività illecite del finanziere Jeffrey Epstein, arrestato nel luglio 2019 con l’accusa di tratta di esseri umani a fini sessuali e morto suicida nel carcere di New York nello stesso anno. La pubblicazione parziale di questi documenti è avvenuta il 27 febbraio 2025 da parte del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
Il 7 luglio 2025, il Dipartimento di Giustizia e l’FBI hanno diffuso un comunicato che ha scatenato le critiche sia dai detrattori che dai sostenitori più accesi del presidente Donald Trump, i rappresentanti del cosiddetto movimento MAGA. Nella nota si evidenzia come non ci fossero prove che Jeffrey Epstein avesse una lista di nomi potenti che in qualche modo avessero fiancheggiato Epstein (Trump compreso). Inoltre, si legge anche che la morte di Epstein non fosse un omicidio.

Andiamo ora ai protagonisti. Jeffrey Epstein era un finanziere di New York che ha iniziato la sua carriera come insegnante in una scuola privata di prestigio, per poi passare all’investment banking, lavorando prima alla Bear Stearns e successivamente fondando la propria società nel 1982. Nella sua società, Epstein accettava esclusivamente clienti con un patrimonio superiore al miliardo di dollari.
Negli anni ’90, Epstein era riuscito ad accumulare proprietà e appartamenti in diversi paesi, inclusa un’isola privata nei Caraibi, e frequentava alcune delle persone più ricche e potenti al mondo. Tra queste persone vi erano il principe Andrea, per questo marginalizzato dalla famiglia reale inglese, l’ex presidente Bill Clinton e Donald Trump, tutti i quali negano qualsiasi illecito.
I dettagli della presunta vita segreta di Epstein sono emersi per la prima volta nel 2005, quando diverse ragazze minorenni lo accusarono di aver offerto loro denaro per massaggi o atti sessuali nella sua villa di Palm Beach. Le testimonianze del gran giurì, sigillate per anni, includevano accuse secondo cui Epstein, allora quarantenne, aveva violentato ragazze adolescenti di appena 14 anni. Tra loro, c’era Virginia Giuffre, che si è tolta la vita qualche mese fa.
Epstein evitò le accuse federali raggiungendo un accordo per scontare 13 mesi di prigione per accuse statali di prostituzione e per registrarsi come molestatore sessuale. Nel 2019, Epstein fu incriminato a New York per traffico sessuale di decine di ragazze minorenni. Nell’agosto 2019, Epstein fu trovato privo di sensi nella sua cella al Metropolitan Correctional Center di New York e fu dichiarato morto in ospedale. La morte fu classificata come suicidio.
Quasi immediatamente dopo la morte di Epstein, molti iniziarono a mettere in dubbio se l’uomofosse realmente morto per suicidio o se figure potenti e losche lo avessero ucciso per impedire la divulgazione di materiale compromettente. Con il diffondersi delle teorie del complotto su un presunto complotto omicida, si diffuse anche la teoria che Epstein avesse tenuto una cosiddetta “lista clienti” come ricatto.
E ora? I democratici al Congresso vogliono forzare i voti per pubblicare i file completi di Jeffrey Epstein. Alcuni di loro, che un tempo condannavano la promozione delle teorie del complotto su Epstein, ora stanno spingendo per maggiore trasparenza e sostenendo che Trump stia cercando di proteggersi.
Curiosamente, a dar manforte ai Dem ci sono molti repubblicani. Lo speaker della Camera Mike Johnson è diventato il repubblicano di più alto rango a chiedere chiarezza e a voler vedere più dettagli dall’indagine.
La reazione contro il Dipartimento di Giustizia è stata immediata. Le richieste di dimissioni del procuratore generale Pam Bondi hanno invaso i social media, accusandola di aver mentito in un’intervista di febbraio su Fox News, quando disse che una lista clienti era sulla sua scrivania. L’ultima mossa di Trump è aver detto che Bondi ha assoluta libertà di pubblicare tutto ciò che è credibile.