L’abbattimento di 10 droni russi in Polonia ha riacceso i timori di un attacco a un Paese membro della NATO e delle sue possibili ripercussioni per l’Italia. Sebbene le conseguenze dell’evento siano ancora tutte da verificare, la questione ha portato alla luce l’importanza degli articoli 4 e 5 del Trattato Atlantico, il documento fondante dell’alleanza. In particolare, il premier polacco Donald Tusk afferma che la Polonia invocherà l’articolo 4.
Cos’è la NATO? L‘Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO da North Atlantic Treaty Organization) è un’alleanza politico-militare nata nel 1949 per garantire la sicurezza dei suoi membri. Fondata durante la Guerra Fredda per contrastare l’espansionismo sovietico, la NATO conta oggi 32 Paesi membri, tra cui l’Italia, gli Stati Uniti, il Canada e gran parte dell’Europa, compresa la Polonia (dal 1999).
Articolo 4: la consultazione. Questo articolo prevede che i Paesi membri si consultino reciprocamente in caso di minaccia alla propria integrità territoriale, indipendenza politica o sicurezza. In pratica, se un Paese membro si sente minacciato, può chiedere una consultazione con gli altri membri per valutare la situazione e decidere come agire collettivamente.

Articolo 5: la difesa collettiva. Il cuore del trattato risiede nell’articolo 5, che sancisce il principio di difesa collettiva: un attacco armato contro uno o più membri in Europa o Nord America è considerato un attacco contro tutti. Ciò significa che ogni membro è obbligato ad assistere il Paese attaccato, “nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite”. Per ristabilire la sicurezza nella regione, tale assistenza potrà essere esercitata anche con l’uso della forza militare.
L’articolo 5 è stato invocato solo una volta nella storia della NATO, ossia in seguito agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti. In altre 3 occasioni, e sempre dietro richiesta della Turchia, sono state adottate delle misure di difesa collettiva: durante la Guerra del Golfo nel 1991, durante la guerra in Iraq nel 2003 e durante la guerra in Siria nel 2012.
Cosa succede all’Italia in caso di attacco a un Paese NATO? Se un Paese membro fosse attaccato, l’Italia, in quanto membro della NATO, sarebbe obbligata a partecipare alla risposta collettiva. Questa risposta potrebbe includere sanzioni economiche, supporto logistico (l’Italia ospita un considerevole numero di basi militari), invio di truppe o altre forme di assistenza militare, decise in base alla natura e alla gravità dell’attacco.
Nonostante l’impegno alla difesa collettiva, la NATO sottolinea l’importanza della de-escalation e della risoluzione pacifica delle controversie. L’obiettivo principale rimane la prevenzione dei conflitti e il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, e il ricorso alla forza non è né l’unica misura di risoluzione adottabile né quella principale.