La notizia della morte del presidente dell’Iran Ebrahim Raisi e del ministro degli Esteri, Hossein Amirabdollahian, è stata confermata anche dai media iraniani. Cosa succede ora? Non ci sarà alcun vuoto di potere. La macchina politica per la definizione di un successore si è già attivata. Vediamo come.
La Costituzione iraniana, in caso di morte improvvisa del presidente, prevede che ne assuma i poteri il primo vice presidente, in questo caso, Mohammad Mokhber. Previa approvazione della Guida Suprema, l’ayatollah Alì Khamenei. Ora, entro 50 giorni il Paese andrà alle elezioni per eleggere un nuovo presidente.
A organizzare le nuove elezioni sarà un consiglio composto dal presidente dell’Assemblea consultiva islamica, dal capo del potere giudiziario e dal primo vicepresidente.
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Nell’organigramma iraniano, dunque, a il capo dello Stato resta il leader religioso Khamenei. Il presidente è considerato come una sorta di capo del governo, ma è il secondo nella linea di comando. Quando il secondo in comando muore, il primo vicepresidente entra in carica ed entro 50 giorni il paese dovrà andare alle elezioni per eleggere un nuovo presidente.
Raisi aveva vinto le elezioni presidenziali iraniane nel 2021, con un voto che ha registrato l’affluenza più bassa nella storia della Repubblica islamica. In un momento particolarmente delicato per una nazione insanguinata da proteste durissime, represse con violenza. Memorabile, in tal senso, il caso di Mahsa Amini, la ragazza curdo-iraniana di 22 anni morta durante la custodia presso la polizia morale, dopo un arresto avvenuto per non aver indossato correttamente il velo.